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Finanziamenti alle paritarie: Valditara sotto accusa, ma la questione è complessa (la legge 62 venne firmata anche da Diliberto, dei Comunisti italiani)

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Le notizie sui finanziamenti (reali o anche solo annunciati) alle scuole paritarie fanno sempre discutere molto i nostri lettori.
L’ultima sortita del Ministro Valditara sulla necessità di “creare un contesto in cui non ci sia differenza di trattamento tra la scuola statale e quella non statale” sta suscitando non poche polemiche.
E’ bene però ricordare che sul ruolo della scuola paritaria l’attuale maggioranza di Governo era stata molto chiara fin dalla campagna elettorale.
Nessun partito della coalizione ha mai nascosto le proprie intenzioni e quindi non si può certamente dire che le dichiarazioni di Valditara siano una novità o addirittura un “tradimento” nei confronti degli elettori.

D’altronde non va sottovalutato il fatto che neppure il Movimento 5 Stelle, che a inizio 2018 si era presentato alle urne garantendo che in caso di vittoria il finanziamento alle scuole paritarie sarebbe stato azzerato, riuscì poi a mantenere fede a questa “promessa”.
Il fatto è che la questione del rapporto scuola statale-scuola non statale è assai più complessa di quanto possa apparire a prima vista.

La legge 62 del 2000

Prima di tutto c’è da considerare che fin dall’anno 2000 esiste la legge 62 sulla parità scolastica che prevede espressamente, entro certi limiti, finanziamenti per le scuole non statali; e, come si ricorderà, quella fu una legge firmata dall’allora presidente del Consiglio Massimo D’Alema e controfirmata dal Guardasigilli Oliviero Diliberto che, di lì a poco, sarebbe diventato il segretario nazionale del Partito dei Comunisti italiani.
E, come è noto, la legge 62, che secondo molti sarebbe incostituzionale proprio perché prevede finanziamenti al sistema paritario, almeno fino a questo momento (e sono passati ormai 23 anni) non ha ricevuto rilievi dalla Corte costituzionale.

Infine c’è da dire anche che molti degli stanziamenti previsti per le scuole paritarie sono di fatto finalizzati a sostenere la scuola dell’infanzia non statale (compresa quella comunale) che in molte aree del territorio nazionale fornisce un servizio che lo Stato non è in grado di offrire, anche per carenza di strutture.
Insomma, la questione è davvero complessa per molti aspetti e appare un po’ riduttivo accusare l’attuale Governo di voler sostenere la scuola non statale a scapito di quella statale. Quanto meno non si può accusare di incoerenza la coalizione di centro destra; forse, almeno l’incoerenza va ricercata altrove.