Si riparte con gli scioperi di primavera, ma con i soliti pasticci.
Intanto va segnalato che la Cgil ha sciolto le ultime riserve e ha proclamato lo sciopero nazionale di tutto il pubblico impiego e del comparto scuola: la data individuata dalle segreterie del sindacato di Susanna Camusso è quella del 21 marzo.
Le ragioni dello sciopero vanno ricercate, nell’immediato, nel recente accordo sottoscritto fra Cisl, Uil e Confsal e Governo in materia di valorizzazione del merito e di contrattazione integrativa.
La Cgil contesta il fatto che l’accordo non dà nessuna soluzione ai veri problemi del pubblico impiego e in particolare nulla dice di sicuro in materia di scatti di anzianità per i prossimi anni; ma soprattutto l’intesa non interviene affatto sul problema del rinnovo contrattuale o del precariato. Per non dire della questione del rinnovo delle Rsu.
Cisl, Uil e Confsal-Snals, per parte loro, sostengono che l’intesa firmata nei giorni scorsi è quanto di meglio si poteva ottenere in questo momento; anzi, sostengono i sindacati firmatari, l’accordo garantisce che ai dipendenti pubblici e al personale della scuola qualche soldo arriverà in qualche modo.
Per l’11 marzo è invece in programma uno sciopero generale dell’Usb (Unione sindacale di base) sul quale però la Commissione di Garanzia ha già fatto alcune osservazioni: lo sciopero infatti non rispetta il principio della “rarefazione oggettiva” in quanto è troppo vicino allo sciopero del comparto scuola proclamato dal Sisa per il giorno 8 marzo. Quindi l’Usb dovrà escludere dalla protesta l’intero comparto scuola oppure spostare di qualche giorno la data già decisa.
Intanto si è in attesa di sapere anche cosa faranno Cobas e Unicobas che certamente non vorranno rinunciare ad una loro presenza nell’agenda delle proteste di marzo.
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