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Future assunzioni docenti, tra PNRR, aumento dei CFU e una nuova idea politica

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Quando la Meloni sottolinea l’esigenza di rivedere e ricontrattare i fondi per le riforme collegate al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), probabilmente pensa anche alla problematica legata al precariato della scuola e alla questione del reclutamento dei docenti dei prossimi anni.

Quante immissioni in ruolo di docenti

Nei prossimi anni scolastici 2023-2024 e 2024-2025, secondo quanto previsto dalle riforme collegate al PNRR, sono previste almeno 70 mila assunzioni in ruolo per i docenti. Queste nuove assunzioni, dovrebbero avvenire secondo le norme già previste dal decreto legge 36 del 30 aprile 2022, a meno di ripensamenti del Governo Meloni che, per la verità, non aveva la stessa linea politica del Governo Draghi. Eppure nel passaggio tra Governo Draghi e quello Meloni si sarebbero dovuti avere i decreti attuativi, attraverso DPCM, del dl 36. I termini previsti per l’emanazione di tali decreti attuativi era stato fissato entro il 31 luglio 2022, eppure il Governo Draghi, in carica per gli affari correnti, non si è preso la briga di emanare alcun DPCM, ma nemmeno il Governo Meloni ha, in continuità con Draghi, preso una decisione attuativa del decreto legge 36 del 30 aprile 2022 e convertito in legge n.79 il 29 giugno del 2022.Il ritardo di tali decreti attuativi potrebbe significare anche la possibile modifica politica sul reclutamento e le riforme per le prossime immissioni in ruolo. Per adesso, la situazione sulle prossime immissioni in ruolo, è definita dalle norme previste dal decreto legge 36, monco dei decreti attuativi attesi sin dal luglio 2022, ma mai arrivati.

DL 36 e fase transitoria

Vediamo di comprendere cosa accadrà per gli aspiranti docenti neolaureati, cioè coloro che aspirano ad ottenere una cattedra nonostante non abbiano servizio espletato o che, pur avendolo, è inferiore ai tre anni. Bisogna precisare che costoro,se abbiano conseguito i 24 CFU entro il 31 ottobre 2022  potranno accedere ai concorsi fino al 31 dicembre 2024, mentre se non hanno conseguito i 24 CFU entro il 31 ottobre 2022, dovranno conseguire 30 CFU.

Quindi per chi non ha i 24 CFU acquisiti entro il 31 ottobre 2022, si prevede, con una fase transitoria che durerà fino a tutto il 2024, un percorso universitario di formazione iniziale con almeno 30 cfu con una prova finale di carattere abilitante cui accedere con i percorsi di laurea triennale o magistrale a ciclo unico. Dopo l’abilitazione ci sarà la partecipazione al concorso di carattere ordinario indetto su base regionale o su macro aree interregionali nel caso ci sia la necessità di accorpare più regioni per il basso numero di posti messi a bando. Con l’entrata in ruolo, categoricamente con contratto a tempo determinato ( dove acquisirà altri 30 CFU), ci sarà il periodo di prova per i vincitori il cui esito positivo sarà dovuto non solo ai 180 giorni in servizio ma ci sarà anche il tradizionale colloquio col comitato di valutazione e anche il superamento di un test da inquadrare coi su richiamati decreti attuativi del DL 36.

Cosa può succedere per i docenti con almeno tre anni di servizio negli ultimi cinque? Si partirà direttamente con la partecipazione a un pubblico concorso indetto su base regionale e interregionale. Costoro dopo faranno un contratto a tempo determinato in cui acquisiranno 30 crediti qualora non fossero abilitati ma avessero solo il servizio. Fino al 31 dicembre 2024 esisterà una fase transitoria, forse la più importante che riguarda il domani, a meno che l’intervento governativo non dovesse sparigliare il tutto e cambiare le regole. In questo caso ci sarà una formazione iniziale fatta dalle università con almeno 30 crediti formativi, a condizione che però parte di questi crediti formativi siano tirocinanti. Poi la partecipazione al concorso su base regionale o interregionale, contratto a tempo determinato e per chi non è abilitato l’acquisizione degli altri 30 cfu per fare 60. Chi invece possiede l’abilitazione rimane coi 30 crediti formativi presi con formazione iniziale. Per coloro che entreranno in ruolo periodo di prova e test finale, novità assoluta del decreto legge 36”.

Dall’1 gennaio 2025

Quando il decreto legge 36 entrerà a regime, i percorsi abilitanti da 60 CFU, con prova scritta e lezione simulata. La prova scritta sarà costituita da un’analisi critica del tirocinio scolastico effettuato durante il percorso. Procedura concorsuale. L’accesso al concorso avviene o con l’abilitazione o con il requisito di 3 anni di servizio nella scuola statale, nei cinque anni precedenti, di cui almeno 1 nella classe di concorso. Per chi partecipa al concorso con l’abilitazione e lo vince c’è l’assunzione a tempo indeterminato. Per chi partecipa senza abilitazione (con il requisito di servizio) è prevista la sottoscrizione di un contratto annuale di supplenza (31 agosto) durante il quale il docente sostiene un percorso formativo da 30 CFU, che se superato positivamente da diritto all’assunzione con contratto a tempo indeterminato. Il docente, una volta sottoscritto il contratto a TI, sostiene il periodo di prova con test finale, come da DM 226/2022 e in caso di esito positivo è definitivamente confermato in ruolo.

Il Governo deve decidere presto

Adesso la situazione è nelle mani del Governo Meloni e del Ministro Valditara che dovranno decidere se modificare ancora le norme sul reclutamento oppure andare in continuità con quanto disposto dal Governo Draghi. Non resta che aspettare e vedere come andrà a finire con la fase transitoria del DL 36 e i decreti attuativi tanto attesi, ma mai arrivati.