Categorie: Attualità

“Gambizziamo Renzi”: reazioni deliranti di docenti

Può darsi che si tratti di provocazioni o forse no, non lo sappiamo. Purtroppo la rabbia, lo sconforto, l’indignazione possono avere spesso conseguenze del tutto incomprensibili: ma non possiamo fare finta di nulla nel leggere alcuni post che circolano anche sulle nostre pagine Facebook.
Frasi come “gambizziamolo” o “speriamo che incontri qualcuno delle BR” sono inaccettabili. Chi le scrive, o era troppo giovane durante gli anni di piombo o di quegli anni non ha capito assolutamente nulla.
Forse negli anni 70 era troppo giovane per rendersi conto dell’orrore e degli errori di quella fase storica.  Chi, come me, ricorda i TG speciali a ogni ora del giorno in cui si annunciava l’assassinio di un giudice, di due poliziotti o anche solo di semplici cittadini non può che rabbrividire. Chi ha ancora negli occhi le immagini della telecoronaca di Paolo Fraiese che commenta quasi in diretta l’annientamento della scorta di Aldo Moro non può che restare attonito nel leggere, oggi, certe frasi.
Forse bisogna aver visto in diretta il cadavere del presidente Moro ranicchiato nel cofano della Renault Rossa per comprendere fino in fondo l’orrore, la follia e l’inutilità del terrorismo.
Ma chi oggi parla di “gambizzazioni” è anche perchè non  ha capito nulla della nostra storia. 
Il terrorismo venne sconfitto non sul piano militare, ma sul piano politico. Ad un certo punto BR e altre formazioni armate si trovarono isolate, lontane anni luce dalle aspirazioni e dalle esisgenze di quei milioni di proletari dei quali esse pensavano di incarnare i “bisogni storici e sociali”.
Il “popolo della scuola” deve prestare molta attenzione perché  per vincere la propria battaglia deve costruire alleanze profonde con il tessuto sociale. La storia del nostro Paese dimostra che su certe parole d’ordine non si costruisce nessun consenso. E questo potrebbe essere l’inizio della sconfitta anche nelle piazze e nelle scuole. Se il popolo della scuola vuol far ascoltare ancora la propria voce deve restare sul piano della razionalità. 

Reginaldo Palermo

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