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Garante infanzia: “Baby gang? Termine dannoso. Non parlare di giovani irrecuperabili ma di minorenni da tutelare”

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Le baby gang e i frequenti episodi di criminalità e violenza giovanile sono state le tematiche di cui si è discusso oggi, 17 novembre, all’Ara Pacis di Roma in un evento dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenzaRiscoprire il futuro. Diritti, responsabilità e percorsi nel sistema penale minorile”, organizzato in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia che cadrà domenica 20 novembre

“Si tratta di un tema che non riguarda solo i diritti in ambito giudiziario – spiega l’Autorità garante Carla Garlatti – ma tocca tantissimi diritti dei minorenni: da quello all’educazione e all’istruzione a quello alla non discriminazione, dal diritto al benessere a quello al tempo libero. È necessario restituire spazio alle persone, andando oltre al semplice racconto dei fatti: autori e vittime non sono ciò che hanno commesso o subito. Riflettere sui problemi legati al disagio, alla devianza e al sistema penale minorile non è solo un’esigenza ma una responsabilità, resa ancora più urgente dall’impatto che la pandemia ha prodotto nella vita dei giovani”. 

Qual è il compito della società?

La Garlatti auspica che la riflessione su questo fenomeno diventi più ampia. “Non parliamo di giovani irrecuperabili – sottolinea – ma di minorenni con diritti da tutelare. Oggi vogliamo provare a comprendere come questi ragazzi possano riscoprire il futuro, un futuro che già esiste ed è compito della società e di tutti noi tracciare i percorsi per ritrovarlo. Però la nostra attenzione deve andare anche alle vittime: dobbiamo farci carico dei loro bisogni e delle loro aspettative, anche ricorrendo agli strumenti della giustizia riparativa. Il diritto a riscoprire il futuro e a sentirsi parte della società è pure il loro”.  

Secondo l’Autorità garante non bisogna stigmatizzare i giovani che si rendono protagonisti di azioni criminali; occorre più che altro recuperarli e permettere loro di avere un futuro.

Usare le parole giuste

“C’è una responsabilità – osserva a margine l’Autorità garante – che ricade su tutti, anche sugli operatori dell’informazione. Comprendo che il termine ‘baby gang’ sia più immediato a livello comunicativo, però non solo dà molto spesso una rappresentazione distorta della realtà ma può anche generare ulteriori danni: identificazione, emulazione e compiacimento. E una responsabilità si ha pure nei confronti delle vittime, soggetti sui quali richiamo l’attenzione: ragazze e ragazzi che hanno diritto di avere supporto e rispetto da parte di tutti”.