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Geolier alla Federico II: “Io qui non posso insegnare niente. Avrei seguito di più la scuola, è il mio rimpianto”

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Il cantante napoletano 24enne Geolier, al secolo Emanuele Palumbo, arrivato secondo al Festival di Sanremo 2024 con la sua canzone in dialetto partenopeo “I p’ me, tu p’ te“, dopo aver vinto la serata cover tra le polemiche, è intervenuto oggi, 26 marzo, all’Università Federico II di Napoli.

Il giovane è stato chiamato dal rettore per parlare della sua storia, della sua crescita in un quartiere difficile come Secondigliano. Il cantante il mese scorso ha anche ricevuto una targa al Maschio Angioino direttamente dalle mani del sindaco della città partenopea, Gaetano Manfredi.

Ecco le parole del rettore Lorito che ha accolto Geolier: “Volevamo venissi a Scampia perché è l’ultimo nato della Federico II, nato su un grande progetto per investire nelle periferie. Qui dobbiamo raccogliere il futuro. La scelta di Emanuele è stata voluta: abbiamo necessità di entrare con la cultura nel mondo dei giovani e permettere loro di scoprire il loro talento”.

Geolier sui giovani di oggi

Ecco le parole di Geolier: “Io qua dentro non posso insegnare niente a nessuno, qui posso solo imparare qualcosa. Questa è una chiacchierata. Possiamo parlare di come affrontare le paure e le ansie. Sono felice di stare qua”, ha esordito.

“I giovani di oggi vogliono seguire i sogni, a volte anche contro la famiglia stessa. C’è chi fa per far vedere e chi guarda, chi sta fuori, che sembra essere sempre più bravo di colui che invece sta facendo le cose”, ha aggiunto.

E, sull’ansia dei giovani di ottenere risultati: “Penso che non bisogna correre. Sembra che il tempo sia troppo veloce. Bisogna mettere il 100% nelle cose. Se non arriviamo all’obiettivo comunque siamo fieri di noi e poi possiamo ricominciare”, questo il consiglio del cantante.

“Avrei seguito un po’ di più la scuola, questo è il mio rimpianto, semplicemente per comunicare meglio, per spiegare alle persone i miei pensieri. Ho abbandonato presto la scuola e ho lavorato, non ho avuto un’infanzia vera e propria”, ha aggiunto. “Che corso di laurea avrei scelto? Qualcosa che avesse a che fare con la musica, magari il conservatorio”.

“La mia paura più grande? Non essere capito. Preferirei arrivare secondo negli ascolti degli album più ascoltati ma essere capito. Voi, studenti, sopportate grandi pressioni per un lungo periodo. Voi assimilate, studiate”.

Gratteri: “Siamo alla fine”

Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri ha accolto molto male la notizia dell’invito a Geolier. Come riporta La Repubblica, durante una presentazione del suo libro all’IC Sogliano di Napoli il magistrato ha detto: “Queste cose lasciano senza parole, se molla l’università siamo alla fine. Non voglio neppure sapere chi è il cantante. Se si arriva a questo si deve mettere in discussione anche chi ha organizzato e cosa è diventato il percorso universitario, se non si ha la sensibilità che si devono portare all’università solo eccellenze, modelli di vita per la formazione dei ragazzi, anche analfabeti che si sono affermati nella vita come modello positivo partendo da zero, da sotto zero”.

Secondo Gratteri, “queste cose non devono passare come acqua fresca, nei modi dovuti si deve contestare e protestare, non dobbiamo assuefarci a questo imbarbarimento, non si deve accettare cultura a basso costo, l’università è un luogo di formazione e di raffinatezza culturale e formativa. Non svendiamoci più di quanto ci siamo svenduti”, ha concluso.

L’evento, in tutto ciò, è andato immediatamente sold out, come riporta Ansa. Di fronte a queste critiche, il rettore della Federico II, Matteo Lorito, su Il Mattino non solo ha ribadito la validità, a suo avviso, dell’incontro tra il cantante e gli studenti, ma ha anche invitato Gratteri. “Conoscersi è fondamentale per crescere”, ha detto Lorito, spiegando di credere nel “dialogo formativo”, che l’Università oggi “non è più quella in cui abbiamo studiato noi” e dicendosi convinto che l’incontro sarà utile.