Home Attualità L’influencer Giulia De Lellis in cattedra alla Bocconi: “Per fare il mio...

L’influencer Giulia De Lellis in cattedra alla Bocconi: “Per fare il mio lavoro serve preparazione. Mi manca la laurea”

CONDIVIDI

Un’influencer salirà in cattedra all’Università Bocconi di Milano: si tratta di Giulia De Lellis, 28 anni, romana, 5.3 milioni di followers su Instagram, 900 mila su TikTok e 200 mila su YouTube, personaggio televisivo noto dal 2016 e fondatrice di un brand di cosmetica. Lo riporta Il Corriere della Sera.

La Business school dell’università milanese ha invitato l’influencer-imprenditrice a raccontarsi al master in Fashion, experience & design management mercoledì 20 marzo. Ecco le sue parole: “Prima dell’esperienza in televisione facevo la commessa in un negozio di abbigliamento a Pomezia: 1.200 euro al mese. Quando sono arrivati i primi contratti grazie ai social quasi mi vergognavo: con un pacchetto di post potevo andare oltre quanto prendevo stando in negozio un mese intero. Ho cominciato a mettere da parte i risparmi, pensavo: ho questa fortuna, voglio usarla per creare qualcosa di mio”.

“Ci sarebbero milioni di influencer tutti di successo. Invece no: chissà come mai. Servono preparazione, fantasia, un pizzico di fortuna. Io ho un mio modo di comunicare: diretto, schietto. Non è che faccio un post e guadagno: penso ai claim, al set, decido come fare le foto, la musica. I dettagli fanno parecchio”, ha detto, difendendo il suo lavoro dalle annose critiche.

E, in merito ai suoi studi: “Ho studiato all’Istituto professionale di arte e moda. La laurea mi manca e vorrei tornare a studiare per prenderla. Ho 28 anni: so che lo farò”. E, in merito alla sua lezione alla Bocconi: “Non sono ovviamente una prof, sarò lì per raccontare un’azienda. E, perché no, anche per motivare chi ho davanti: io che arrivo dal niente ce l’ho fatta. Chiaramente c’è sempre da imparare”.

Il caso Ferragni alla Harvard

Anche la stessa imprenditrice digitale Chiara Ferragni, nel 2017, ha tenuto una lezione all’Università, addirittura alla prestigiosa Harvard, tra le critiche. L’italianista Gian Mario Anselmi ha sempre difeso l’influencer. Il professore emerito dell’Alma Mater in un’intervista al Corriere della Sera ha risposto alle critiche che hanno circondato il suo incontro con lei, nel 2023.

Il docente ha affermato: “Sono io ad essere stupito dello stupore di chi mi ha visto con Chiara Ferragni. Lì avrebbero dovuto esserci altri docenti, non solo io. Non capisco questo snobismo verso la cultura pop. Apprezzo da sempre Chiara e il suo lavoro sui social. Ho vinto il concorso e potevo non andare o lasciare il posto a qualcuno facendo lo snob. Invece siccome sono un ammiratore di Chiara Ferragni, al di là della bellezza ovvio, per come è diventata una grande imprenditrice e per come sa utilizzare genialmente Instagram in Italia, ci sono andato molto volentieri. La seguo con tanto interesse da anni, quindi perché no?”.

Geolier alla Federico II di Napoli

Di recente ad essere invitato, all’Università Federico II di Napoli, è stato il cantante partenopeo Geolier. Ecco le parole del rettore, come riporta La Repubblica: “Lo abbiamo invitato a farci visita alla nostra radio di ateneo e aspettiamo che accetti l’invito per poi costruire l’evento. – spiega – Immaginiamo un dibattito con i giovani, magari con altri talenti che non hanno ancora raggiunto la sua esposizione, ma anche con i docenti, in particolare quelli che si occupano dell’Osservatorio Giovani. Abbiamo scelto Geolier perché è, innanzitutto, un artista bravo e di talento ed è un esempio che anche in situazioni difficili talento e impegno consentono di ottenere grandi risultati. Poi lui negli anni ha saputo anche lanciare dei messaggi positivi ai giovani, fare da ponte con loro, soffermarsi su temi importanti, come hanno fatto d’altronde, anche da altri artisti sul palco di Sanremo. Se guardiamo i titoli delle canzoni che hanno ottenuto maggiore riscontro, parlano delle difficoltà e delle aspettative dei giovani, che abbiamo il dovere di ascoltare”.

Resta quindi l’interrogativo: il mondo accademico deve aprirsi a personalità del mondo dello spettacolo? Si tratta, anche nel caso del business, di cultura? O meglio evitare queste contaminazioni “trash”?