Home I lettori ci scrivono Gli ITP, il coraggio per una scuola di tutti

Gli ITP, il coraggio per una scuola di tutti

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Con la disposizione del 17 novembre scorso l’ Ambito Territoriale per la provincia di Napoli. all’arti. 4 ha scritto “I Dirigenti Scolastici, nelle cui graduatorie di Istituto risultano inseriti i docenti di cui all’allegato elenco, apporteranno le dovute rettifiche alle stesse, inserendoli “con riserva” anche in prima fascia, assegnando il punteggio indicato ed attribuendo agli stessi eventuali contratti a tempo determinato con clausola risolutiva espressa in esito al giudizio di merito”, questo significa che i diplomati ITP, da subito scavalcheranno tutti gli altri, laureati e con esperienza dentro e fuori dalle scuole.

All’articolo 2 dello stesso provvedimento si legge: “Le graduatorie ad esaurimento definitive per il personale docente delle Scuole di Istruzione Secondaria di I° e II° grado, pubblicate in data 26 agosto 2014, sono integrate come da elenco allegato, che è parte integrante del presente provvedimento”: questo significa che il diplomato ITP che per il triennio 2017/2020 ha presentato domanda per l’inserimento in seconda o in terza fascia accede alla prima fascia: con buona pace anche dei diplomati magistrali che, magari dal 2014 ad oggi, hanno pure conseguito una laurea e magari anche un’abilitazione, ma che si ritrovano incollati in seconda fascia.

Questo però significa pure che diplomati ITP chiamati per le supplenze dalla “messa a disposizione” sin dal 2014 a lavorare, pur non essendo “abilitati” o avendo mentito, dichiarando ad esempio di non essere inseriti in alcuna graduatoria di seconda o terza fascia, mentre lo erano ma hanno preferito sottoscrivere il contratto “scavalcando aventi diritto” grazie al parente o amico di turno che li ha fatti chiamare dalle segreterie, continueranno a maturare il “servizio”: ad accumulare punteggio e a farlo valere, anche per le graduatorie di questo triennio.

Ovviamente salta agli occhi che la realtà ha superato ogni fantasia possibile: oltre a rimpinguare le casse degli avvocati e dei sindacati che affermano di difendere i diritti degli ITP (dimenticandosi della marea degli altri insegnanti, di ruolo e non di ruolo), lo strano caso degli ITP ha già prodotto danni incommensurabili. Oltre che alla credibilità del MIUR anche ad ogni singola vita di un docente precario: da quello spedito a chilometri di distanza da casa a quello che si è visto negare la mobilità professionale o l’assegnazione o utilizzazione provvisoria.

Danni incommensurabili anche per quanti hanno creduto che nella scuola sussistesse un presidio di legalità: quel presidio di legalità dove un dirigente scolastico non dice “chiamo e faccio quello che voglio io”. Danni per i docenti non di ruolo che hanno stretto i denti e che per anni hanno sottoscritto giorno dopo giorno contratti di supplenza per una vita da precario.

Danni per chi ha presentato ricorso e ancora attende non soltanto che un diploma magistrale sia considerato “abilitante” secondo la normativa vigente ma che nella scuola continua a credere soprattutto per i propri figli che vedono seduto in cattedra un professore arrivato lì soltanto perché un giudice ha rinviato ogni decisione nel merito a luglio 2018.

Danni prodotti con “carte false”: spulciarle una ad una, danno l’idea del Paese a pezzi. Menzogne su menzogne, menzogne dichiarate in domanda, delle quali non si possono incolpare Renzi o Berlusconi, ma va identificato il funzionario che ha consentito l’invio di due moduli di domanda diversi, in domande protocollate separatamente. Menzogne per le quali va constatata l’assoluta assenza di ogni verifica in attesa della stipula del primo rapporto di lavoro (magari una supplenza già effettuata senza alcuna verifica nel passato) proprio per questi aspiranti docenti ITP, che diverranno docenti a tutti gli effetti senza alcun concorso, senza alcun corso specifico, senza alcuna “graticola” prevista per i laureati.

E va detto, a chiare lettere che il provvedimento dell’USP di Napoli non è che il primo di una lunga serie: l’elenco del 17 novembre è ancora “corto” ma se questa è la strada, è destinato ad allungarsi, senza controllo, senza tregua.

Persino i basilari controlli previsti dalla normativa vigente a carico della istituzione scolastica per gli aspiranti nel periodo di vigenza delle graduatorie  (con le modalità previste dagli artt. 71 e 72 del D.P.R. 28.12.2000, n. 445) non sono stati fatti né lo saranno: un po’, va chiarito, perché la mole di lavoro delle segreterie è immane, ma soprattutto perché non vi è alcuna volontà di procedere in tal senso. E la scusa è sempre la stessa: i controlli sono effettuati dall’istituzione scolastica che gestisce la domanda dell’aspirante “anche se richiesti da altre scuole interessate”: ma quale dirigente lo ha davvero fatto dal 2014 ad oggi? Quale dirigente non ha “coperto”, anche con un comportamento omissivo, la situazione di un ITP chiamato a supplenza pur di non vedersi la cattedra “scoperta”? Quale dirigente non racconterà di “aver cercato in seconda o terza fascia” ma di non aver trovato? Certo le soluzioni approntate potevano essere diverse ma non sono state adottate. Così una situazione è stata fatta incancrenire ed ha offerto la possibilità di una “regolarizzazione”. La scuola è diventata così un “caso di condono collettivo”: come una terra devastata da costruzioni abusive, l’unica possibilità potrebbe essere un terremoto, che potrebbe chiamare ciascuno alle proprie responsabilità.

E se poi avvenisse come sta accadendo nelle terre terremotate? Se cioè neanche dopo un terremoto si riuscisse a costruire case solide e sicure? E se ancora una volta la parola dovesse passare alla magistratura? Cosa accadrà il 18 luglio 2018 se per i diplomati ITP, il TAR si pronuncerà a sfavore? Il punteggio maturato quest’anno si aggiungerà a quello già acquisito e al danno si aggiungerà la beffa.

Per contro, quella cosa chiamata “coraggio”, quella cosa che si cerca di insegnare ai giovani, quella cosa che è così intimamente connessa alla legalità, a tal punto di continuare a voler pensare che la scuola “pubblica” è “di tutti” e che, proprio per questo, non dovrebbe essere lasciata nelle mani di un manipolo di persone senza scrupolo che travolgono la vita di chi nella scuola c’è di diritto, di chi nella scuola ha passato gran parte della sua vita, di chi nella scuola ancora crede. Quella cosa lì, chiamata coraggio, dovrebbe spingere il Miur e l’Avvocatura di Stato ad opporsi con fermezza: per i danni descritti, per l’esercito degli altri docenti, per i genitori, per gli alunni che ancora credono nelle selezioni e nel merito. Quella “cosa” chiamata coraggio dovrebbe spingere l’Avvocatura di Stato ad invitare il Ministro della Pubblica Istruzione a sospendere ogni atto insito in una decisione del TAR, assolutamente non inoppugnabile che, per favorire pochi, travolge tanti, tantissimi lavoratori.

Quella cosa chiamata “coraggio” dovrebbe dare la forza di sospendere ogni iniziativa come quella adottata dall’USP di Napoli per condurre ad un danno meno ingente: qualcuno ha pensato che “un atto politico” – di sospensione dell’inserimento degli ITP – potrebbe portare ad una fase transitoria di cambiamento sostanziale per la scuola?

Se si rivelerà “vero” che il diploma ITP è abilitante, lo potrà essere dal 1 settembre 2018: non vi è alcuna necessità urgente ed inoppugnabile che deve vedere – da oggi a luglio – in cattedra diplomati senza un percorso costruito da una vita da precario, da Gae o da concorso. Il diploma magistrale non può rappresentare un valido esempio per la conquista degli ITP. Chi ha frequentato la scuola o l’istituto magistrale ha fatto tirocinio. Quale “tirocinio” hanno svolto i diplomati ITP che oggi salgono in cattedra? E infine quale “commissione” come per altre classi di concorso, ha esaminato titoli, valutato l’inserimento? Non basta scrivere che non vi siano stati concorsi o corsi abilitanti per la B022: i danni prodotti dall’inserimento in prima fascia sono tanto ingenti da costringere tutti a riflettere.

Per rispetto, per coraggio, per una cosa chiamata “futuro”. Del resto qual è il problema: se come risulta anche da altre classi di concorso, i dirigenti possono chiamare da seconda fascia gli aspiranti supplenti, con laurea, anche un diplomato ITP potrebbe essere supplente, essendo indiscutibilmente abilitato. Gli altri, gli ITP, quelli non laureati, possono essere chiamati “dopo”: dopo la sentenza del TAR del luglio 2018, allora si, con certezza di giudizio. Senza foraggiare chi della scuola ne fa soltanto “cassa” o ne vuole trarre un profitto personale. La scuola è pubblica, cioè di tutti e non soltanto dei diplomati ITP. E poi, qualcuno ha pensato a quanti altri ricorsi fioccheranno – da oggi in poi – anche da diplomati magistrali oggi non in Gae ma in seconda fascia? Se vale per i diplomati ITP l’inserimento in prima fascia, allora vale per tutti.

di Angela Mazzocchi