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Gli studenti tornano in piazza, l’autunno si fa caldo

Come ampiamente preventivato, gli studenti non mollano: il 3 novembre, nel giorno dell’apertura del G20 a Cannes, saranno di nuovo in piazza a rappresentare tutto il loro malessere per una politica del Governo che li fa sentire sempre più ai margini rispetto alle priorità del Paese. Con lo slogan ‘Noi il debito non lo paghiamo’ e contro "il capitalismo, gestito da banchieri, speculatori e imprenditori senza scrupoli e definitivamente in crisi", torneranno a sfilare in quella Roma dove appena poco più di due settimana fa erano stati messi all’angolo dalla ferocia dei block bloc. Stavolta la protesta non è di portata nazionale, ma potrebbe comunque dare il via a un autunno di contestazioni. Ad organizzarla sono stati gli studenti delle superiori e dei collettivi universitari romani. Si sono dati appuntamento alle 9 alla stazione Tiburtina, ma l’assembramento potrebbe essere anticipato a sorpresa. Da qui partirà un corteo che violando l’ordinanza del sindaco Alemanno, emessa proprio per evitare almeno per un mese il ripetersi di devastazioni urbane come quella del 15 ottobre, passerà anche nel I Municipio, per tentare un "assedio simbolico" a un ministero, probabilmente quello dell’Economia in Viale XX settembre a Porta Pia, il più vicino alla stazione. Nel corso della manifestazione sono stati annunciati blocchi del traffico, occupazioni simboliche di luoghi e spazi significativi, "segnalazioni" di banche.
"Tutto si svolgerà in modo pacifico – dicono gli organizzatori – e in testa alla manifestazione ci saranno i book-block, i ‘libri scudi’ simbolo della conoscenza contro la repressione. Si farà di tutto per rimanere a volto scoperto, anche se certo poi non si può controllare persona per persona".
In piazza ci saranno centinaia di studenti delle superiori (più di 20 le scuole che hanno aderito) e universitari. L’appuntamento a Tiburtina non è casuale, perchè l’idea è "partire dalle periferie e arrivare al centro, non tanto e non solo contro l’ordinanza di Alemanno, ma per avvicinarsi e assediare i palazzi del potere".
Agli studenti non è poi piaciuto il comportamento del premier Berlusconi di fronte alle pressioni di Bruxelles. "E’ di questi giorni – sostengono i collettivi – l’ufficializzazione di nuovi e pesanti piani di austerity da parte del nostro Governo che, cedendo con piacere ai ricatti della BCE, torna a parlare di licenziamenti facili e pensioni a 67 anni. E noi dovremmo stare a guardare?".
La Questura ha predisposto un piano di sicurezza in grado di gestire ogni iniziativa a sorpresa. Il corteo non è autorizzato e il questore in una nota ha sottolineato che "scendere in piazza senza preavviso potrebbe esporre a responsabilità penali, civili ed amministrative" e ha invitato "i promotori a prendere contatti con il proprio Ufficio di Gabinetto, per definire le modalità delle manifestazioni eventuali, al solo scopo di garantire e conciliare il diritto, previsto dalla Costituzione e dalle leggi di
pubblica sicurezza, a manifestare il dissenso rispetto a temi specifici con le aspettative di quanti continuano a vivere la città nel quotidiano con i suoi servizi". La Questura si è rivolta anche ai dirigenti scolastici “e chiunque altro a conoscenza di possibili iniziative”, chiedendo loro di “informare i diretti interessati delle possibili conseguenze connesse all’omessa presentazione del preavviso”.
La protesta non sembra comunque essere confinata alla capitale. Gli studenti delle superiori di Trieste hanno allestito una tendopoli in piazza Unità, dove il 2 novembre hanno tenuto un’assemblea per decidere come proseguire la protesta che si lega a quella degli indignati e che rivendica inoltre un’edilizia scolastica non fatiscente. A Padova gli ‘indignati’ del Movimento studentesco padovano hanno deciso che dal 10 novembre al 10 gennaio si accamperanno in Prato della Valle a Padova, la piazza più grande d’Europa, a due passi dalla basilica di Sant’Antonio: sarà un’occupazione pacifica, una sorta di piccola ‘Woodstock’ che durerà due mesi. L’obiettivo è discutere la situazione del Paese e dire ‘no’ ai tagli voluti dalla crisi.
Per il 4 novembre sono previste manifestazioni anche in altre città italiane. E non solo. Per motivazioni non troppo diverse, il 2 novembre a Oakland, nella California del nord, si è svolto uno storico sciopero generale, un evento più unico che raro nella storia americana, in cui l’ultima astensione dal lavoro di massa risale al 1946: "libereremo Oakland e fermeremo l’1 per cento", si leggeva sul manifesto che citava uno degli slogan delle proteste degli indignati, secondo cui la ricchezza è concentrata nelle mani dell’1 per cento della popolazione, mentre il 99 per cento ha subito le conseguenze delle crisi economica dovuta al collasso di Wall Street. Tra i manifestanti c’erano tantissimi studenti.

Alessandro Giuliani

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