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Governo verso il rimpasto, Conte offre a Renzi due ministeri “importanti”: tra i papabili c’è l’Istruzione

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Rimpasto di governo con due ministeri importanti ad Italia Viva. È l’ultima offerta che il premier Giuseppe Conte avrebbe presentato a Matteo Renzi per evitare la crisi dell’esecutivo. Se l’ex leader Pd non dovesse accettare, il presidente del Consiglio potrebbe tentare il ‘Conte ter’ passando però direttamente per il Parlamento, dove spera di racimolare sostegno da componenti del Gruppo Misto e pure da Forza Italia. Se dovesse cadere il progetto, però, prenderebbe quota l’ipotesi di un governo con un nuovo presidente del Consiglio, probabilmente in quota PD.

L’Istruzione non è un ministero facile

Lo scenario politico dei prossimi giorni lascia quindi in vita tanta incertezza. E anche i dubbi sul mantenimento dell’attuale ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina: uno dei ministeri che potrebbe cambiare “casacca” politica (e finire al Pd o propria a Italia Viva) rimane infatti proprio il dicastero di Viale Trastevere.

Anche se bisognerà pensarci due volte. Perché il nuovo titolare del MI si andrebbe a collocare su un contesto assai complicato: dopo quello della Sanità, è il comparto sul quale nelle ultime settimane si è venuta a determinare un’altissima attenzione pubblica. Soprattutto dopo i tentennamenti sul rientro in classe degli studenti delle superiori (prima a dicembre, poi dopo la Befana, infine l’11 gennaio) e la decisione di ben 14 Regioni di imporre date posticipate per il ritorno.

Vi sono, inoltre, importanti decisioni (da concordare con altri ministeri, enti locali e aziende private, a partire da quelle dei trasporti) da prendere sulla gestione delle scuole in questi difficili mesi di pandemia. Sempre cercando di far conciliare il diritto allo studio con quello (prioritario) alla salute.

Più soldi alla scuola col Recovery plan

Sul piatto, sempre per convincere Renzi, il premier Conte intende modificare il Recovery plan e puntare ad uno scostamento di bilancio – che dovrà essere votato a maggioranza assoluta in Parlamento – per finanziare un altro Decreto Ristori.

“La mano tesa – scrive l’Ansa – è nel lavoro in corso per recepire le richieste dei partiti sul Recovery, con un rafforzamento del capitolo sanità (per ‘sminare’ il Mes), ma anche di quelli scuola e digitalizzazione delle imprese”.

L’Istruzione, quindi, da questo momento di impasse potrebbe uscirne rafforzata: se si considerano i finanziamenti diretti per la scuola, anche con gli aumenti ad oggi non si andrebbe infatti molto sopra di quel 5% dei fondi Ue indicato nel progetto iniziale.

Conte: no ai ricatti

Conte mette le mani avanti: “Fino all’ultimo lavorerò per il bene comune e non per il mio utile personale e farò ogni sforzo possibile per assolvere questo delicato incarico con “disciplina e onore””, ha scritto il premier.

Il presidente del Consiglio ha fatto però anche intendere che non sarebbe disposto ad accettare richieste impossibili da parte di Matteo Renzi.

Il Pd fa da mediatore

Per convincere Renzi che “staccando la spina” al governo si creerebbe un danno al Paese, si stanno mobilitando i dem. In particolare, i ministri Dario Franceschini e Graziano Delrio, ma dietro le quinte vi sarebbe anche il leader Pd Nicola Zingaretti: il fine è quello di “evitare una crisi in piena pandemia”.

Ad inizio settimana il premier convocherà un nuovo Consiglio dei ministri: per il governo Conte bis sarà il giorno della verità. Molto probabilmente, uno degli ultimi.