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Gps 2024/26, incarichi di supplenza per i docenti che hanno conseguito il titolo all’estero? Ripercorriamo le tappe

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Quali novità attendono i docenti che hanno conseguito all’estero il titolo di abilitazione o di specializzazione su sostegno? Avranno la possibilità di ricevere incarichi di supplenza da Gps?

La risposta, nel corso della diretta della Tecnica risponde live, arriva dall’avvocato Dino Caudullo, esperto di diritto scolastico:

“Partiamo da quello che era successo nel precedente biennio, sappiamo che nella procedura di aggiornamento delle Gps per il biennio 2022/24 che adesso va a scadere, i docenti che erano in possesso di un titolo di abilitazione all’insegnamento, di specializzazione sui posti di sostegno conseguito all’estero e avevano ancora in corso la procedura di riconoscimento del titolo (quindi il titolo non era ancora stato formalmente riconosciuto dall’ordinamento italiano), venivano inseriti con riserva nelle Gps e l’Ordinanza 112/2022 prevedeva che non potessero essere individuati quali destinatari di incarichi di supplenza. Quindi sostanzialmente la posizione di questi docenti era di fatto congelata in attesa del riconoscimento del titolo che avevano conseguito all’estero. In linea strettamente teorica era una previsione tutto sommato logica perché in attesa del riconoscimento in Italia il titolo conseguito all’estero non poteva avere piena efficacia e quindi consentire il conferimento di incarichi di supplenza. Tuttavia questa previsione, solo astrattamente logica si è scontrata con quel grossissimo problema che si è verificato sul riconoscimento dei titoli conseguiti all’estero. Sappiamo che sono alcuni anni ormai che pendono alcuni ricorsi dinnanzi al giudice amministrativo proprio relativamente al mancato riconoscimento di questi titoli conseguiti all’estero”.

Il contenzioso e i ricorsi

“Faccio un brevissimo riassunto – ha spiegato l’avv. Caudullo – in prima battuta era stata emanata una nota nel 2019 del ministero dell’Istruzione (nello specifico per esempio per i titoli rumeni) che prevedeva la non riconoscibilità di tutti i titoli di specializzazione conseguiti in Romania. È partito un fortissimo contenzioso, il Tar del Lazio (poi confermato dal Consiglio di Stato) ha annullato questa nota ministeriale per cui il Ministero si è visto costretto ad esprimersi per ciascuna istanza e quindi ciascun interessato che aveva presentato istanza di riconoscimento del titolo aveva diritto ad avere una singola risposta. Quest’ultima però non è arrivata o ha tardato tantissimo ad arrivare per cui altrettante migliaia di docenti si sono visti costretti ad impugnare il silenzio dell’amministrazione sul riconoscimento del titolo e quindi è intervenuto nuovamente il Tar del Lazio (ancora oggi interviene quasi quotidianamente) ordinando al Ministero di pronunciarsi. Nel frattempo era intervenuto il Consiglio di Stato in adunanza plenaria che aveva enunciato il principio di diritto secondo cui nelle procedure di riconoscimento di questi titoli conseguiti all’estero l’Amministrazione deve valutare caso per caso i percorso di studi seguito dall’interessato rispetto all’analogo corso di studi previsto nel nostro ordinamento per valutare se vi è o meno perfetta coincidenza tra i due o verificare se è il caso di applicare misure compensative propedeutiche al riconoscimento del titolo”.

“L’Amministrazione non si è nuovamente adeguata a queste indicazioni del Consiglio di Stato o l’ha fatto con lentezza – ha affermato l’avv. Caudullo – per cui il Tar sta intervenendo stimolando l’Amministrazione a esprimersi alla luce dei principi enunciati dal Consiglio di Stato e i rigetti delle istanze che erano nelle more intervenuti sono stati dichiarati illegittimi e i procedimenti sono stati rimessi in capo all’Amministrazione per una nuova valutazione delle istanze. Questo ha creato un corto circuito per cui ci sono docenti che attendono da oltre tre anni che venga esitato il procedimento di riconoscimento del titolo. Per questo una disposizione che apparentemente ha una sua logica, cioè quella di inserire con riserva in graduatoria chi ha conseguito il titolo ed è in attesa di riconoscimento e non consente di prestare servizio o comunque di essere individuato come destinatario di supplenza, si scontra con la realtà dei fatti che vede tempi assolutamente incompatibili con il diritto al lavoro che rivendicano gli aspiranti. Pertanto nelle ultime riunioni tra il Ministero e le organizzazioni sindacali, in sede di discussione sui punti più critici della bozza della nuova ordinanza sulle Gps, l’Amministrazione ha proposto di inserire a pettine, cioè a pieno titolo, questi docenti che sono in attesa di riconoscimento del titolo nelle graduatorie e consentire loro di essere individuati quali destinatari di incarico di supplenza”.

“Questa sarebbe una novità importante perché migliaia di docenti inseriti con riserva non hanno potuto lavorare in questo biennio se non dai posti comuni o dalle graduatorie incrociate però su posti di sostegno senza titolo, quindi non come specialisti. Vedremo cosa succederà perché la bozza è stata inviata al Cspi il quale dovrà esprimere un parere anche su questo punto e vedremo se nella stesura definitiva, quella che andrà in pubblicazione probabilmente la prossima settimana verrà inserita questa importante novità”.