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I classici della lingua latina rivisti in chiave moderna

Le più belle liriche di Orazio, Ovidio, Catullo, Marziale e Virgilio cantate in diverse chiavi ritmicomelodiche, quali la bossa nova, la canzone pop, il rock o il brano di derivazione etnica. Si chiama “Latine cano” – “canto in latino” – l’originale progetto culturale e didattico promosso dal Professore di lettere e latino presso il Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Civitavecchia, nonché musicista, Mario Camilletti.

L’obiettivo: dimostrare che i versi di questi grandi classici sono davvero senza tempo, al punto di potere rivivere in una “veste” musicale assolutamente moderna. Niente di paludato e vetusto, dunque, ma parole “eterne” che trovano un originale compendio in sonorità attuali e alla portata di tutti.

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Non si tratta dell’ennesimo tentativo cervellotico di ipotizzare quale possa essere stata la musica che accompagnava le liriche (il mondo classico non concepiva la poesia separata dalle note): si è, invece, cercato di inserire i versi in contesti moderni vari e melodicamente attinenti proprio per dimostrare che la poesia latina è ben lungi dall’essere “morta” o superata, ma è una straordinaria matrice che ben si inserisce nella realtà, anche sonora, contemporanea.

Il progetto presenta, dunque, il mondo classico in una veste certamente nuova e accattivante e diventa un valido strumento per permettere la memorizzazione delle liriche e, quindi, per la loro conoscenza anche da un punto di vista strettamente formale (Camilletti, infatti, è riuscito a mantenere il rigoroso rispetto della metrica: esametro, pentametro, falecio, etc).

Una didattica alternativa, in definitiva, che abituando alla “melodizzazione” delle poesie latine mediante l’uso della musica moderna supera in modo estremamente semplice e diretto l’eterna differenza tra la lettura in prosa e la lettura metrica e, soprattutto, fra la declamazione e il canto.

Camilletti ha avviato questo percorso già dal 2014, nell’anno delle celebrazioni dei 2000 anni dalla morte di Augusto, il principe che, grazie al suo “ministro” Mecenate, si è circondato – in gran parte – proprio degli autori di cui sono state musicate le liriche: il progetto ha assunto quindi anche il significato di un omaggio al grande imperatore attraverso il recupero di quei brani che lui stesso ha ascoltato e probabilmente anche recitato.

Pensato per gli alunni del triennio conclusivo dei Licei, il progetto in realtà si rivolge a un pubblico assolutamente eterogeneo. I brani, quindi, si possono pertanto godere a un livello base – il semplice ascolto della canzone – o a livelli più profondi, quelli relativi ad esempio all’apprendimento della metrica o comunque dei brani classici. Nel 2018 “Latine Cano” è stato utilizzato dall’Università di Cambridge quale risorsa didattica per gli studenti; per questo motivo, alcuni brani sono stati pubblicati sul sito dell’Università (Discimus.co.ok.)

“I ragazzi soprattutto quando mi vedono prendere la chitarra all’inizio non nascondono il loro stupore – dice Camilletti – ma poi capiscono il significato del progetto e, seguendomi, non solo memorizzano la musica, ma anche la metrica. Devo riconoscere che in generale sono molto partecipi. Il latino è la base della nostra cultura e mi sono accorto che la bellezza di questa lingua risiede anche nella molteplicità dei linguaggi musicali attraverso i quali possiamo esprimerla. Non deve stupire, pertanto, che queste liriche classiche suonino così bene se eseguite in chiave pop”.

Lo stesso principio è alla base del secondo progetto di Camilletti, “L’infinito 2.00”, nato in occasione del bicentenario della composizione del capolavoro di Giacomo Leopardi. Anche in questo caso una musica moderna per cantare i versi e dimostrare, con l’utilizzo delle note, quanto sia ancora vivo e attuale il messaggio della poesia.

“Credo moltissimo nel potere della musica, soprattutto in chiave educativa – aggiunge Camilletti – Così, associare le grandi poesie alla musica resta per me il modo migliore per far sì che i ragazzi fruiscano delle liriche immortali, quelle che si studiano a scuola, e le facciano proprie. Ritengo che il grande poeta di Recanati, sarebbe stato probabilmente attratto da questa idea: in fondo, le sue poesie sono, appunto, Canti”.

Redazione

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