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I concorsi devono essere selettivi

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Leggo sempre con interesse le notizie relative alla scuola e negli ultimi tempi provo molto sconcerto nel riscontrare un favore abbastanza diffuso all’ipotesi del reclutamento dei docenti non per concorso con esame, ma per soli titoli (che significa di fatto per anzianità col requisito minimo di aver svolto 3 anni di servizio come supplente) ed in particolare vorrei rispondere al Senatore Pittoni, il quale, tra i maggiori fautori di questa possibilità, in un articolo del 23/05 afferma quanto segue:

“Va ricordato – afferma il Senatore – che il concorso per soli titoli nato nel 1989, conosciuto come “doppio canale”, nel 1999 è stato convertito dalla legge 124 in graduatoria permanente (ora ad esaurimento). Trasformazione ribadita dalla giurisprudenza della Cassazione (esempio: Sentenza 3 ottobre 2006 n. 21298). […]

Lo strumento “graduatoria” pertanto è pienamente legittimo, ha pari dignità rispetto al concorso ordinario ed è anche “tutelato”, dal momento che la Suprema Corte ha sancito che ad essa va assegnato il 50% dei posti annualmente disponibili, percentuale pure aumentabile nel caso di esaurimento di parallele graduatorie concorsuali.”

Vorrei sottolineare che io ho fatto parte degli insegnanti che nel 1992 sono stati ammessi al “doppio canale”, ma non è affatto vero che allora bastava il servizio per accedere perché la condizione primaria era di aver ottenuto un’abilitazione che nella maggioranza dei casi si poteva conseguire solo con un severissimo concorso ordinario (2 prove scritte di cui una sulle conoscenze disciplinari ed una di didattica + una prova orale su una quantità enorme di aspetti e contenuti) oppure con un concorso riservato, che comunque prevedeva un corso ed un esame con prova scritta e orale, oppure in tempi più recenti ci si poteva abilitare attraverso le SSIS o i TFA, ma sempre con esami selettivi al termine del percorso.

L’unico concorso non selettivo che mi risulti è quello del 2018 ed infatti stiamo assistendo ai gravi danni che ne conseguono (conosco personalmente casi di docenti immessi in ruolo dopo aver ottenuto addirittura 1 o 5 punti su 40 nel concorso suddetto e non ci vuole molta immaginazione per capire come questi si stiano ora rivelando inadeguati).

Io credo che nessun politico o sindacato dovrebbe sostenere l’accesso al ruolo in una professione così delicata ed importante senza alcuna garanzia di selezione accurata, nemmeno se mosso dalla lusinga di ottenere maggiori consensi.

Ci sono tantissimi giovani molto in gamba e tantissimi precari meritevoli, ma non basta aver avuto “l’occasione” di svolgere un incarico per tre anni per poter dimostrare la propria maggiore o minore qualità e predisposizione all’insegnamento.

Non credevo moltissimo nella prova a crocette e forse nemmeno i 5 quesiti dell’attuale concorso straordinario sono sufficienti per fare le opportune valutazioni, ma è sempre meglio di niente, anche perché se qualcuno tra coloro che non possiede i necessari prerequisiti ha insegnato tre o quattro anni da precario avrà fatto forse qualche danno, ma se gli si concede il ruolo continuerà a farli per decenni.

La scuola italiana necessita di tante risorse e tra queste sicuramente la più preziosa di tutte è ancora e sarà sempre quella formata dal corpo docente, cerchiamo di garantirne il più possibile la qualità!

 

Paola Po