Home I lettori ci scrivono I dirigenti e la “promozione dell’innovazione didattica”. Cui prodest?

I dirigenti e la “promozione dell’innovazione didattica”. Cui prodest?

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Premessa 1. Gestire una scuola dev’essere un lavoro estremamente impegnativo e faticoso, specie con l’aggravio di burocrazia e responsabilità sempre crescenti. Su questo, massima solidarietà ai dirigenti scolastici. 


Premessa 2. La Costituzione e numerose indicazioni normative prevedono chiaramente che le scelte sulla didattica nelle scuole le facciano i docenti, singolarmente e collettivamente attraverso gli organi collegiali. Infatti l'”atto di indirizzo” del dirigente, un pezzo di aziendalismo renziano fuori contesto, non può avere alcun valore vincolante.


Domanda. Date le premesse, perché si continua a spingere avanti una figura del dirigente “promotore dell’innovazione didattica” che non trova fondamento da nessuna parte, che carica il dirigente di ulteriori compiti che non può svolgere, che ostacola il lavoro scolastico con continui conflitti di competenze e crea inutili tensioni e confusione di ruoli negli istituti, oltre che una notevole dose di conformismo e alienazione in docenti espropriati di parti importanti del proprio lavoro, come la scelta delle metodologie e degli strumenti didattici con cui dovranno lavorare? A chi giova tutto questo? 


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