La scuola è cambiata e piano piano la professione insegnante è diventata un’attività lavorativa gravosa e sempre più lontana dalla vera funzione docente per cui abbiamo studiato e superato uno o più concorsi.
Dal 1985 sono passato da tre classi a sette, come i programmi da svolgere, per non parlare del numero di studenti che da 70 sono diventati 180.
Aggiungiamo i progetti per il miglioramento dell’offerta formativa a cui bisogna partecipare, le ore da assegnare ad educazione civica, le certificazioni di lingua, tecnologiche, la gestione delle ore di pcto, i piani di lavoro, il rapporto con le famiglie e spesso un’ora di ricevimento alla settimana non basta per parlare con 180 genitori.
Poi c’è la parte che riguarda l’area disabilità e l’area Dsa, Bes, Nai e gli studenti super atleti che necessitano di una programmazione didattica personalizzata.
Aggiungiamo anche la criticità della pandemia che ha peggiorato l’acquisizione delle conoscenze, delle abilità e delle competenze.
Insomma oggi all’insegnante si chiede di svolgere un’attività di accoglienza, di ascolto, di insegnamento, di essere un modello educativo di conoscenza, di correttezza di umiltà, che accompagni lo studente nella crescita evolutiva.
Lo studente grazie alla presenza degli insegnanti deve crescere con la consapevolezza che ogni persona non deve ledere la libertà degli altri individui, deve essere totalmente libero di organizzare direttamente la propria vita, secondo i propri desideri e senza il condizionamento di vincoli morali, religiosi o sociali.
Noi insegnanti abbiamo una importante responsabilità che non è più riconosciuta dalla politica e dalla società.
Negli anni è stato volutamente cancellato il rispetto verso questa importante figura professionale partendo proprio dallo stipendio che è uno dei più bassi in Europa.
Fare l’insegnante deve essere una scelta orgogliosa, un desiderio, un’aspirazione non un ripiego.
Questo governo come tanti altri non rispetta questa professione. Gli aumenti destinati agli insegnanti saranno di 15-20 euro mensili, in pratica un’elemosina di “Stato”.
Paolo Latella
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