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I grandi cambiamenti della scuola italiana

"Qualità e modernizzazione della scuola italiana" è il titolo di una indagine promossa dalla Uilscuola i cui risultati sono raccolti in ricco rapporto di ricerca articolato in 20 schede con cifre, numeri, riferimenti e dati.
L’analisi condotta dal sindacato è costruita attorno a tre grandi aree:

1)         le proposte di modernizzazione: Internet e le tecnologie didattiche; l’insegnamento delle lingue straniere; l’integrazione degli alunni stranieri; il sostegno all’handicap; l’educazione degli adulti;
2)         gli indicatori del sistema scolastico italiano: scuole statali e scuole private; spesa per l’istruzione; personale precario; orario delle lezioni; titoli di studio;
3) le retribuzioni degli insegnanti in Italia e in Europa

I dati evidenziano i grandi cambiamenti avvenuti nella scuola italiana negli ultimi 10 anni.
"Nel 1991 – si legge per esempio nel rapporto di sintesi – l’insegnamento delle lingue era praticamente assente dalle scuole elementari italiane: a distanza di dieci anni il 92% dei bambini di terza, quarta e quinta elementare studia una lingua straniera. I docenti utilizzati lo scorso anno scolastico per l’insegnamento delle lingue comunitarie sono stati 25 mila (erano 3 mila nel 1992)".
In cinque anni la presenza di alunni stranieri è raddoppiata: sono infatti 112 mila i ragazzi stranieri che, nel 2000, hanno frequentato le scuole italiane (27 mila in più rispetto al 1999). Sono i banchi delle elementari ad essere maggiormente frequentati: il 60% di queste scuole registra una percentuale di bambini stranieri che supera il 10%.
Sono 133 mila i ragazzi portatori di handicap che frequentano le scuole italiane. Di questi solo il 2% è inserito in scuole speciali. A frequentare le classi delle scuole elementari sono circa 54 mila ragazzi in situazione di handicap; 43 mila studiano nelle scuole medie.
L’indagine sfata anche un luogo comune e cioè che gli studenti italiani frequentino la scuola per un tempo più breve rispetto a quello di altri Paesi.
In realtà l’Italia è al secondo posto (prima fra tutti è l’Austria) tra i Paesi europei, per la durata dell’orario annuale dell’insegnamento.
Gli studenti italiani di 12-14 anni seguono un orario medio di 1.105 ore, un 16% in più rispetto alla media dei loro colleghi europei (il 38% in più rispetto agli svedesi, ultimi per numero di ore; il 22% rispetto ai ragazzi francesi; il 21% nei confronti dei tedeschi).
La ricerca si conclude con i dati relativi agli stipendi dei docenti.
Secondo Uilscuola il livello reale delle retribuzioni dei docenti italiani è cresciuto dal 1996 al 1999 anche se gli aumenti restano "al di sotto della media europea e soprattutto dei livelli di crescita dei Paesi Ocse".

Reginaldo Palermo

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