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I gruppi di livello sono una ghigliottina sociale: in Francia, un articolo di Laurence De Cock rinfocola la polemica

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Esistono ragazzi che non sono portati per lo studio? O forse esiste una scuola che non è portata per venire incontro alle esigenze di alcuni ragazzi?

Se lo chiede, in estrema sintesi, Laurence De Cock, saggista e storica francese, che in un editoriale su “Le Café Pédagogique” se la prende con il Governo che ha appena varato una riforma dei Collèges (la nostra scuola secondaria di primo grado) nei quali vengono introdotti i cosiddetti gruppi di livello in francese e matematica. Soluzione giusta, secondo il Ministero dell’Educazione Nazionale, per dare l’opportunità ai più bravi di mantenere alti i livelli, anzi, di innalzare sempre di più l’asticella e ai più deboli di recuperare il terreno perduto. Soluzione errata per la maggior parte dei docenti e degli esperti, tra i quali, per l’appunto, Laurence De Cock che nell’articolo di cui parliamo, uscito in questi giorni, articola il suo pensiero attorno a un’idea cardine: i gruppi di livello rappresentano una capitolazione sul fronte della democratizzazione scolastica. Pur senza citarlo, sembra proprio che la saggista francese faccia proprie le idee del filosofo e pedagogista americano John Dewey, secondo il quale è su questo versante che si radica il principio di uguaglianza, strettamente connesso al concetto di democrazia. Uguaglianza, quindi, come uguale possibilità di sviluppo delle proprie facoltà. Idea che, in modo poco scientifico ma estremamente efficace, è sintetizzata negli striscioni di chi manifesta contro i gruppi di livello: “si differenziano i rifiuti, non i ragazzi!”

Capitolazione, dicevamo. In effetti Laurence De Cock è fermamente convinta che la Scuola sia con l’acqua alla gola per mancanza di mezzi, di risorse, di docenti, di visione a lungo termine. Nell’impossibilità, dunque di fornire a tutti gli alunni le stesse attenzioni, il Governo decide di investire sui più fortunati, quelli che hanno alle spalle una famiglia benestante e attenta allo sviluppo dei propri figli. Gli altri, che se la cavino come possono.

La storia della democratizzazione scolastica – continua De Cock – ha sempre funzionato, in Francia, secondo una doppia logica : ridurre « l’apartheid » scolastico”, scolarizzando i ragazzi tutti insieme il più a lungo possibile e dare di più a chi ha di meno.

Il decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – che distingue i ragazzi in scarsi, sufficienti e bravi – suona invece come uno schiaffo dato agli insegnanti e fa esattamente il contrario : ricostituisce i “ghetti” e offre ancora meno a chi già non ha molto.

Chi è favorevole a questo “triage” socio-scolastico non s’illuda, conclude la saggista francese: tranne che in qualche raro caso, non ci saranno i passaggi di fascia che il sistema potenzialmente prevede, gli alunni considerati “scarsi” in partenza, resteranno per tutto il percorso nel loro gruppo di appartenenza. Una sorta di ghigliottina sociale, dunque, che si abbatterà sul capo dei ragazzi meno fortunati.