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I manganelli sono un fallimento. Il presidio della Flc Cgil dopo i fatti di Pisa

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Si è tenuto questa mattina il presidio organizzato, al ministero dell’Istruzione, a viale Trastevere, dalla Flc Cgil insieme alle reti degli studenti, in seguito ai fatti di Pisa

“Dopo i silenzi e le inadeguate risposte del Governo sui fatti di Pisa e su numerosi altri preoccupanti episodi di repressione del dissenso nei luoghi della conoscenza così come nelle piazze di tutta Italia, pensiamo occorra mandare un segnale forte e chiaro riunendoci in presidio proprio sotto al Ministero dell’Istruzione.

Facendo nostre le parole del Presidente Mattarella: “l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento” FACCIAMO APPELLO ad intervenire e partecipare alle studentesse e agli studenti, alle associazioni e alla cittadinanza tutta”, aveva scritto l’organizzazione sindacale per diffondere l’evento.

Fracassi: “Non accettabile il silenzio del Governo”

“I manganelli sono un fallimento” recita uno striscione esposto dalla Flc Cgil. Queste le parole della segretaria generale Gianna Fracassi: “Abbiamo appena concluso il presidio che si è tenuto questa mattina sotto il ministero dell’Istruzione per rivendicare il diritto dei ragazzi e delle ragazze a manifestare liberamente, per affermare con forza che la libertà di manifestazione è un presidio del nostro sistema democratico e che non va repressa con il manganello verbale né con quello fisico. Non è accettabile né il silenzio che abbiamo ascoltato da esponenti del governo ma neppure affermare che queste sono manifestazioni non autorizzate, insomma mettere delle ambiguità. Avremmo gradito molta più nettezza da parte della stessa presidente del Consiglio, la violenza non paga e non paga soprattutto nella relazione coi più giovani”.

Così Paolo Notarnicola, della Rete degli studenti medi: “Oggi siamo qui in piazza a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della conoscenza per chiedere che il governo metta un punto, di fine, a quello che è l’utilizzo smodato della violenza all’interno delle piazze e della repressione all’interno degli istituti scolastici”.