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I paradossi del Covid-19: c’è o non c’è?

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Come sempre seguo con attenzione quanto ogni giorno accade attorno e dentro il mondo della Scuola, e le esternazioni di chi la gestisce dall’Alto.

5724 a oggi 10.2020 la situazione dei contagiati Covid-19, e molti casi proprio nella Scuola Italiana, quale forse conseguenza di una Estate eccessivamente “libera”.

Sappiamo tutti che la Scuola non chiuderà, e tutti sappiamo le ragioni che sono al fondo di questa contraddittoria decisione Politica: il Governo andrebbe a casa (magari!!!): la ragione di Stato giustifica se stessa, come da sempre la Storia docet. E mentre si profila una continua escaletion, e quindi una enumerazione dei contagi, la nostra Ministra non indietreggia sul caso dei Concorsi, in specie quello imminente dello Straordinario per il ruolo.

Qui il paradosso o l’assurdo: allora il Covid-19 c’è o non c’è? Se esiste si annulli il concorso, e si applichi il Doppio Canale col quale nel lontano  1989   sono stati immessi in ruolo migliaia di precari che hanno e danno ancor oggi forza e continuità ad una Scuola della quale resta soltanto il riferimento ideologico quale Casa della cultura e formazione dell’Uomo. Visto poi inoltre che la decisione proviene da chi a quanto sembra non sia proprio in regola con i concorsi espletati di persona (ma questo in questo luogo non ci interessa, tanto in Italia sappiamo bene come vanno queste cose…!).

E poi mi chiedo, dopo 30 anni di professione insegnante, su quale criterio si dichiara, come accaduto nel corso della trasmissione di Mentana su “La 7”, che la Scuola necessita di persone qualificate, e che la qualifica non la fa o la dà l’esperienza sul campo, anche se solo di tre anni, bensì un concorso per il quale, forse, si è studiato per superare le varie prove richieste.

Personalmente, e non mi vergogno a dichiararlo, quando sono entrato da precario nella Scuola, molti dubbi tanta paura e poco o nulla di esperienza, con una conoscenza e competenza data dallo studio nel corso degli anni delle scuole superiori di indirizzo.  Sono passati 30 lunghi anni, da quel dì, ed oggi, malgrado la necessità di essere aggiornati, prendo consapevolezza che soltanto gli anni di servizio, lo studio, l’amore per una professione che personalmente ripaga e tanto (basta soltanto l’incontro feriale con i giovani, i colleghi, l’essere sempre al passo con i tempi (cultura e il linguaggio sempre nuovi), tutto questo è quella qualità richiesta dalla Ministra (con 0 in informatica e 5 in inglese…), tutto questo il sapere, la conoscenza, la competenza che si vuole per chi affronta la vita da docente. Non dunque uno studio d’occasione, come potrebbe essere un concorso. Non dunque una lotta tra poveri, che vuole, al pari dei precari di almeno tre anni di servizio, non più una comune linea di partenza, ma un terno al lotto grazie al quale la linea di pareggio viene divelta, poiché alcuni vincono e altri non superano la prova concorsuale: questi ultimi sono gli incompetenti, gli inqualificati, professionalmente parlando.

Cosa costerebbe invece attuare scelte altre e dal sapore di equità, come da più parti viene suggerito, dimostrando non l’arroganza e la presunzione che sono sinonimi di fragilità, anche culturale, ma capacità all’ascolto e alla volontà di convenire tutti assieme ad una soluzione serena, in specie se si vede la cosa dal punto di vista politico, che dichiara fallimentare e tradente nella sua promessa di rinnovamento e non soltanto, proprio Chi detiene la maggioranza di questo Governo.

Il Covid-19, con tutte le sue contraddittorie indicazioni del caso, le tante voci scientifiche, le tante volute scelte politiche, sulla base di indicatori di chi detiene il controllo della salute pubblica, non rende giustizia e soprattutto non rimuove la crosta che ostacola il rigenerarsi della pelle politica e sociale, supportato dalla protesta democratica di chi si trova defraudato e non in linea con il tutto della Scuola, ma incapace ad una lotta che spesso non soltanto ha mosso le coscienze, ma soprattutto ha fatto da detonatore all’indifferente sordità dell’interesse personale e non sociale.

Ma, come scrivevo prima, la Storia docet, come dichiarava il Guicciardini con i sui corsi e ricorsi storici. Cioè tutto si riproporrà, e tutto ritornerà sul solco della equità e del dovere ad una politica che sia garante dei diritti, e non soltanto dei doveri, della Polis.

Mario Santoro