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I ragazzi delle periferie insoddisfatti della scuola

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WeWorld – organizzazione italiana indipendente impegnata da oltre 50 anni con progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in 27 Paesi, compresa l’Italia – ha fotografato con il report “Diritti ai margini. Rimettere al centro il futuro di bambini e adolescenti delle periferie italiane” emozioni, paure, sogni e desideri di bambini e   ragazzi dagli 8 ai 19 anni, residenti nelle periferie di cinque città italiane partendo da una semplice domanda, “Come stai?”

Ad emergere, oltre alla necessità di ribaltare la prospettiva sulle periferie (che si trovano un po’ dappertutto, dai quartieri nati abusivamente e ora sanati, lontani dai centri urbani, agli enormi complessi residenziali pubblici, situati a due passi dal centro storico, passando per le piccole località di montagna), il bisogno di costruirsi un futuro e dunque il bisogno di della scuola.

 L’educazione è un diritto che riguarda il pieno sviluppo della personalità umana, nonché condizione per l’esercizio e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Garantire un’educazione inclusiva e di qualità ha benefici non solo sui singoli, ma su tutta la comunità. In questo senso, la scuola rappresenta un potente strumento di contrasto alle disuguaglianze.

In ogni caso, racconta il report, le risposte più negative sono rivolte verso la scuola e vengono dagli 11-13enni (per il 55,10% sono poco/per nulla soddisfatti della scuola) e dai 14-16enni (20,41%).

E cosa pensano del futuro, i ragazzi e bambini delle periferie italiane? L’indagine pur rilevando un mix di emozioni -felicità (49,49%), ansia (44,44%) e speranza (41,41%), seguite da sorpresa (38,38%) e agitazione (28,28%) – ci racconta che la loro idea di futuro è accompagnata, per quasi 3 giovani su 4, da ansia e inquietudine.

Oltre il 43% dei ragazzi/e interpellati ha paura di non raggiungere i propri obiettivi nella vita; le preoccupazioni riguardano poi il fatto di “non guadagnare abbastanza soldi per vivere tranquillamente (38%), e non trovare lavoro (28%). Aspetti che mostrano un diffuso desiderio di riscatto e accesso a possibilità che possano favorire la mobilità sociale.

Inoltre, più del 27% dei partecipanti dichiara di preoccuparsi “spesso” per il lavoro dei propri genitori; il 41% “qualche volta”; dati più negativi si registrano tra bambini e bambine con background migratorio. In particolare, tra gli 8 e i 10 anni, 3 bambini/e su 4 (76,92%) si preoccupano “sempre, spesso o qualche volta” per la condizione economica della propria famiglia; queste preoccupazioni possono avere ricadute su salute e rendimento scolastico, come nella scelta di abbandonare la scuola per contribuire al reddito familiare.

Secondo WeWorld per migliorare tale condizioni, in sintesi, occorrerebbe:

Estendere l’obbligo di istruzione dalla fascia 6-16 a 3-18 anni, 

Rimodulazione del calendario scolastico

Rimodulazione degli orari di ingresso e uscita da scuola e tempo pieno

Dirigente del “tempo extra-scuola”: introdurre un Dirigente del “tempo extra-scuola”, incaricato del potenziamento dell’offerta formativa e dell’organizzazione di attività extracurricolari, in collaborazione con le associazioni del terzo settore.

Rafforzamento delle competenze di cittadinanza digitale

Educazione ad affettività e sessualità in tutte le scuole

Educazione civica

Principio di giustizia intergenerazionale