Gli aumenti di stipendio dei docenti stanno diventando uno dei temi dominanti dei parlamentari. Mentre la trattativa alll’Aran è destinata ad un periodo di stallo, salvo il “paracadute” del taglio del cuneo fiscale, qualche giorno fa Luigi Gallo, deputato del M5s inserito nel comitato nazionale Istruzione e Cultura del M5S, ha presentato una interrogazione parlamentare ha chiesto un cospicuo investimento nella legge di bilancio. Lunedì 4 luglio è stata la volta della senatrice della Lega Valeria Alessandrini, componente della commissione Cultura a Palazzo Madama, secondo la quale è ora di “incrementare gli stipendi degli insegnanti, anziché perdere tempo con depenalizzazioni di droghe o cittadinanze regalate”.
Un riferimento, quest’ultimo, rivolto allo “Ius Scholae”, la riforma per l’accesso alla cittadinanza, che ha giù ricevuto il via libera della maggioranza (ma con spaccature interne importanti.
Il gap, del resto, è reale: la media stipendiale degli insegnanti si colloca tra i 28 mila e i 29 mila euro lordi annui, a fronte di circa 34 mila medi del comparto pubblico.
“Troppo spesso – ha incalzato Alessandrini – ci si riempie la bocca dei meriti riconducibili ai tanti docenti che, quotidianamente, si occupano della crescita dei nostri giovani”.
Secondo la senatrice leghista è giunto “il momento della concretezza: se Pd e Cinque Stelle avessero voglia di lavorare seriamente, il tema c’è e attende risposta politica. Se invece preferiscono perdere tempo e sprecare risorse della collettività, non troveranno alcuna sponda dalla Lega”, ha concluso Alessandrini.
Anche Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione ha detto che “su cittadinanza facile e liberalizzazione della cannabis la Lega farà muro in Parlamento e nel Paese”.
Sasso ha invitato Pd e M5s “a seguirci su temi seri, come ad esempio l’adeguamento dello stipendio degli insegnanti”.
“Chi si occupa dell’istruzione e della formazione dei nostri figli attende da dieci anni il rinnovo del contratto nazionale e non può certo dirsi contento per un incremento di 50 euro mensili, che non coprono nemmeno il rialzo dei prezzi causati dall’inflazione”.
Per Sasso “bisogna lavorare fin da ora affinché nella Legge di Bilancio vengano previste le risorse necessarie ad adeguare gli stipendi dei docenti, riducendo almeno in parte l’enorme divario salariale rispetto ai colleghi europei. Su questo la Lega c’è – conclude Sasso – ma anche le altre forze della maggioranza devono dimostrare senso di responsabilità”.
Come già più volte La Tecnica della Scuola ha avuto modo di scrivere, un aumento maggiore per docenti e personale Ata non è facilmente raggiungibile: anche perché “i contratti pubblici stanno tutti nello stesso “calderone” e se si parla di aumenti – poniamo – del 4%, quel tetto deve riguardare tutti i comparti”.
Si potrebbe tentare la strada degli aumenti maggiorati per coloro che percepiscono degli stipendi minori, per esempio al di sotto dei 20-25 mila euro lordi annuali. Ma questo processo non dovrebbe valere solo per docenti e personale Ata. E allora i fondi aggiuntivi da stanziare sarebbero molti di più.
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