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“Il cuore dell’italiano è ancora dantesco”

La lingua italiana è più viva che mai ed è molto improbabile che possa essere soppiantata dall’inglese nei prossimi decenni come aveva invece pronosticato pochi anni addietro Giancarlo Oli.
Le fosche previsioni del noto linguista fiorentino sono infatti smentite dai risultati di una ricerca decennale compiuta da Tullio De Mauro e concretizzatasi con la pubblicazione di un imponente dizionario della lingua italiana.
"La  lingua italiana si sta imbastardendo – aveva avvertito 5 anni fa Giancarlo Oli – i vocaboli stranieri – quelli inglesi soprattutto – e i neologismi la stanno facendo da padroni".
"Niente affatto – ribatte ora De Mauro – e ve lo dimostro con dati alla mano".
Intanto c’è il fatto che la lingua italiana è parlata quotidianamente da più di 50 milioni di persone e questo dato non è per nulla secondario; bisogna poi considerare che oggi l’86% della popolazione del nostro paese parla correntemente l’italiano, mentre fino a qualche decennio addietro la percentuale era nettamente inferiore.
La ricerca di De Mauro, alla quale hanno collaborato non meno di una trentina di linguisti, evidenzia un dato ancora più importante: su 10 parole che usiamo nel linguaggio comune almeno 8 provengono dalla lingua coniata da Dante.
"Le parole nuove entrate a far parte del dizionario in questo secolo – osserva De Mauro – sono sì numerose, ma poco fondamentali. Il cuore dell’italiano è ancora dantesco”.
E segno – aggiungiamo noi – che la lettura di Dante e di Manzoni ha ancora un senso.
La ricerca di De Mauro e dei suoi collaboratori ha dato origine ad un mega-dizionario composto di 6 volumi e di un cd-rom; nelle 7 mila pagine di questo imponente vocabolario trovano posto ben 350 mila vocaboli a lemma.
Ma, se si considerano anche le parole ‘politematiche’ (espressioni composte entrate nell’uso comune e di carattere tecnico-specialistico, come ad esempio ‘casco blu’ o ‘acqua ossigenata’), si arriva all’incredibile numero di 400 mila termini, tutti rigorosamente catalogati e definiti.

Reginaldo Palermo

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