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Il Governo Meloni vuole cambiare la scuola, monta la protesta di studenti e Sinistra: no all’istruzione classista, meritocatica sottomessa al mercato

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Cresce il dissenso sindacale, studentesco e della Sinistra politica verso le scelte che il Governo Meloni e il ministro Giuseppe Valditara stanno attuando sulla scuola, in particolare sulla “stretta” a proposito della condotta degli studenti e sulle sanzioni maggiori da dare a chi non rispetta le regole, sull’autonomia differenziata, sugli istituti tecnici e professionali ridotti a quattro anni, il liceo Made in Italy e altro ancora. A scendere in campo per dire ‘no’ è stata anche l’Unione degli Studenti: durante l’Assemblea nazionale ha svolto tre giornate di assemblee, dibattiti e laboratori – assieme a Mnl, Obessu, Rete della Conoscenza, Flc-Cgil, Actionaid, Libera, Legambiente, Sbilanciamoci, Movimento No base, Non Una Di Meno e Fridays For Future, Maleducat3, Giovani Palestinesi  – al termine dei quali è stato chiesto di avviare “un modello di scuola alternativo, costruito dal basso dimostrando che non solo è possibile ma necessario”.

Uds: la nostra scuola con 5 diritti fondamentali

Domenica 18 febbraio una rappresentanza degli studenti Uds si è recata davanti al ministero dell’Istruzione per chiedere “alla politica un altro modello di scuola basato su 5 diritti fondamentali che hanno portato nelle piazze di tutto il paese il 17 novembre scorso.

“Alzando i cartelli con le nostre rivendicazioni rivendichiamo un modello differente e costruito dal basso – ha spiegato Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale dell’Unione Degli Studenti – non accettiamo più che il ministro Valditara continui ad ignorare i nostri bisogni, convocando le organizzazioni studentesche solo per giustificare decisioni già prese senza confrontarsi con chi la scuola la vive ogni giorno. Ma tutto questo non ci fermerà, scenderemo in piazza in primavere contro le riforme su condotta e Its, contro un modello di scuola meritocratica, classista e non inclusiva”.

“Ribadiamo ancora una volta che i diritti non si meritano – ha aggiunto Alice Beccari, dell’esecutivo nazionale Uds – pretendiamo che il diritto allo studio sia realmente garantito in tutte le sue forme, il diritto ad una scuola libera dalle logiche del mercato, il diritto ad una didattica tutelante, il diritto ad un edilizia sicura ed educante e il diritto ad essere realmente rappresentati”.

L’Uds ha predisposto anche i passi successivi: “il ministro – ha concluso Chiesa – non può più stare a guardare, abbiamo dimostrato che un’altra scuola è possibile e questo mese di attivazione, verso i prossimi mesi di lotta tra l’8 marzo e il 21 lottiamo perché i diritti non si meritano“.

L’azione della Flc-Cgil

Nel frattempo, anche la Flc-Cgil prosegue le sue battaglie contro l’attuale Governo: il sindacato si è scagliato da un po’ di tempo soprattutto contro l’autonomia differenziata, perchè sostiene “che finirà per arrecare gravi disagi soprattutto ai territori locali. Una linea che, favorendo la privatizzazione della scuola, potrebbe finire per disunire il paese riducendo diritti e retribuzioni”.

Un concetto che l’organizzazione Confederale ribadirà nei prossimi giorni anche nelle Marche, dove sta circolando il camper che la Cgil ha deciso di fare girare in tantissime località all’insegna dello slogan “Stesso paese, stessi diritti”.

Schlein: Pd in prima linea contro la politica anti-Sud

Intanto, pure la segretaria del Pd, Elly Schlein, sostiene che “il Partito democratico è in prima linea nel contrasto all’autonomia differenziata e alle scelte contro il Sud che sta facendo questo Governo”.

Intervenuta a a Vasto, sempre domenica 18 per sostenere la candidatura di Luciano D’Amico a presidente della Regione alle elezioni del prossimo 10 marzo, la segretaria dei dem ha detto che la loro “non è una battaglia che interessa soltanto il Sud, interessa l’unità nazionale, perché in nessun paese civile si può pensare di avere 20 diverse politiche energetiche, una per quante sono le diverse regioni”.

“E così vale per la scuola: oggi – continua la dem – ci occupiamo di scuole e di nidi anche qui a Vasto, mentre il Governo approva il dimensionamento, che vuol dire togliere autonomie scolastiche alle aree interne. C’è un motivo se ogni volta che veniamo nelle province dell’Abruzzo giriamo proprio nelle aree interne perché è lì che la politica deve tornare a chiedere scusa per le assenze che ci sono state e a promettere una soluzione su misura dei bisogni diversi delle comunità che vivono in quelle aree”.

“Non si può contrastare lo spopolamento se non si portano i servizi. a partire proprio dalla sanità pubblica, dalla scuola pubblica, dagli asili nido, dal trasporto pubblico. Sono tutte cose che le scelte del governo Meloni stanno mettendo molto in difficoltà”, ha concluso Schlein.

Buondonno (Si): flop del liceo Made in Italy, ma a Cremona….

A schierarsi fortemente contro l’operato del Governo Meloni è anche Giuseppe Buondonno, responsabile nazionale scuola di Sinistra Italiana: “La scuola ridotta a propaganda obbligatoria davvero non è sopportabile. L’indiscutibile flop dell’inutile liceo Made in Italy ha prodotto, all’Istituto Munari di Crema un esito che supera la fantasia: nonostante un solo iscritto, il dirigente scolastico (evidentemente smanioso di compiacere il ministro) fa partire lo stesso la classe; annunciando che, alcuni alunni iscritti al liceo delle scienze economiche e sociali saranno “estratti a sorte” e, di fatto, iscritti d’ufficio al Made in Italy, cioè trasferiti contro la volontà loro e delle loro famiglie. Volontà che, per il preside, evidentemente conta meno di zero. Presenteremo, naturalmente, una interrogazione in Parlamento al ministro Valditara”.

Per la verità nel tardo pomeriggio di sabato il preside della scuola ha tenuto a specificare che senza adesioni volontarie da parte delle famiglie, il liceo del Made in Italy non partirà, ma attiveremo due classi di liceo economico-sociale, come richiesto dalle famiglie”.

In ogni caso, secondo l’esponente dell’Alleanza Verdi Sinistra “la scuola non è merce di propaganda governativa e che sarebbe bene prendere atto dell’insensatezza e del fallimento di una proposta. In ogni caso, preside, dirigenti ministeriali e ministro dell’istruzione – conclude Buondonno – si tolgano dalla testa di poter costringere studenti e famiglie a seguire i loro deliri”.