Come si può bypassare il conflitto che la legge 107/2015 ha generato per sterilizzare l’idea di scuola sviluppata nei decenni precedenti? E’ stata abbandonata la visione sistemica per semplificare la complessità del problema formativo, banalizzandolo.
Come si può essere indifferenti al cambiamento della finalità dell’istituzione scolastica? La nuova denominazione della scuola è “Sistema nazionale di istruzione e formazione”: la finalità educativa è stata soppressa. Come non sobbalzare di fronte ai grossolani errori commessi nell’orientare il sistema scolastico? Più della metà degli “Obiettivi formativi prioritari” elencati dalla buona scuola è sbagliata.
Come non schierarsi sulla contrapposizione organizzativa? La buona scuola prefigura il dirigente scolastico come tuttologo, cestinando il riferimento al Dlgs sulla dirigenza pubblica che “rafforza il principio di distinzione tra le funzioni di indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le funzioni di gestione amministrativa spettanti alla dirigenza”.
Alla presenza delle antinomie elencate la proposizione “Non ci saranno rivoluzioni calate dall’alto” è un’abdicazione. L’ordinarietà è elevata a faro-guida.
L’autoregolazione è il fondamento dell’approccio sistemico alla realtà.
La legge l’ha introdotto quarantaquattro anni fa è l’ha richiamato nel 1994: il Collegio dei docenti “valuta periodicamente l’andamento complessivo dell’azione didattica per verificarne l’efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell’attività scolastica”.
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