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Il mondo della scuola in agitazione

Non c’è pace nel mondo della scuola: la tempesta del concorsone si è assopita, ma altre bufere sono in arrivo.
Intanto si è aperta la vicenda del personale ATA: il 2 maggio ci sarà uno sciopero proclamato dai tre sindacati confederali che protestano contro il taglio degli organici e segnalano – al tempo stesso – l’aumento dei carichi di lavoro che ci sarà con la completa attribuzione dell’autonomia alle istituzioni scolastiche.
E’ di due giorni fa la notizia che la Cisl Scuola ha proclamato la mobilitazione dell’intero comparto che potrebbe culminare in uno sciopero generale della scuola il 12 maggio; la Cisl – si legge in un comunicato diramato giovedì 30 marzo – "è nettamente contraria  alle scelte di politica scolastica del Governo e del Ministro, e ne chiede una decisa inversione di tendenza".
E – per dimostrare che sta fa facendo sul serio – il sindacato cattolico fa scendere in campo persino il segretario generale della confederazione Sergio D’Antoni annunciandone la presenza ad un presidio a Palazzo Chigi organizzato per la prossima settimana e durante il quale verrà consegnata al Presidente del Consiglio la piattaforma della vertenza.
E poi c’è il problema del contratto dei capi di istituto che – a partire dal prossimo settembre – acquisiranno la qualifica di dirigenti ma potrebbero non vedere riconosciuto sul piano economico il loro maggiore impegno.
Allo sciopero di direttori e presidi proclamato dall’Anp aveva aderito il 15 marzo scorso  poco meno del 30 per cento della categoria che potrebbe "arrabbiarsi" ancora di più nei prossimi giorni se dovesse permanere l’attuale situazione di incertezza (tra l’altro Anp e sindacati confederali non sono d’accordo fra di loro sulle modalità della stessa apertura della vertenza: l’Anp è da sempre favorevole ad una area autonoma di contrattazione del tutto separata dal comparto scuola, mentre i confederali – pur con qualche contraddizione interna – sembrano propendere per una diversa soluzione).
Restano anche altre incognite: la riforma dei cicli non piace a tutti, l’avvio della autonomia potrebbe subire rallentamenti (il CNPI, per esempio, ha chiesto di rinviare al 2001 l’entrata in vigore del nuovo regolamento di contabilità) e  non si sa ancora come andrà a finire la questione della progressione di carriera degli insegnanti (ci saranno aumenti "a pioggia" o verranno introdotte forme "soft" di valutazione?)
La stessa riforma degli organi collegiali, che rappresenta il tassello  di chiusura dell’intero mosaico della riforma, sta segnando il passo e – quasi certamente – andrà in discussione in parlamento negli ultimi mesi della legislatura e cioè verso ottobre-novembre.
E così – il prossimo settembre – la scuola dell’autonomia inizierà a camminare con le stampelle perché dovrà fare a meno di un pezzo importante.
Ma in tutto questo c’è anche il punto interrogativo delle prossime elezioni: una vittoria del Polo potrebbe minacciare la stabilità del Governo.
Insomma: i problemi sono tanti e la conclusione dell’anno è sempre più vicina.

Reginaldo Palermo

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