Categorie: Ordinamento

Il nodo paritarie e il Governo

Il sistema delle scuole paritarie italiane rischierebbe il collasso per i mancati contribuiti pubblici agli istituti privati, come sostiene Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione, con Linkiesta.it: “Il bilancio previsionale del 2014 stabilisce un taglio ai fondi destinati al finanziamento del sistema paritario che sfiora il 50%. Si passerebbe da un fondo storicamente di 538 milioni a 260”, mentre 80 milioni dell’ultimo contributo statale sono stati “congelati” per effetto del decreto 174 del governo Monti con cui lo Stato chiedeva alle regioni uno snellimento dei costi della politica.
“D’altronde le paritarie con le regioni non c’entrano nulla”, incalza Toccafondi, “i soldi che vanno a queste scuole rappresentano dei fondi solamente virtuali per le regioni, che li ricevono dalla Ragioneria dello Stato e li girano direttamente alle Usr, gli ex provveditorati regionali” e con cui si dovrebbero pagare anche gli stipendi del personale.
La prevista forbice del 50% di finanziamento rischia di mandare a picco tutto il sistema delle paritarie, mentre in effetti, come ha pure dichiarato la ministra Carrozza, la chiusura di questa scuole non converrebbe a nessuno: nè allo Stato, nè agli studenti.
Infatti in Italia le scuole paritarie di ogni ordine e grado sono 13.807, di cui il 27,5% sono istituti per l’infanzia, raccogliendo un bacino di 1.000.034 alunni, circa il 10% del totale. In media ricevono dallo stato 490 euro a studente, mentre per ognuno degli 8.938.000 bambini che frequentano scuole statali le casse pubbliche sborsano 6.800 euro: la differenza tra i due finanziamenti si assesta a 6.310 euro.
Dice a questo proposito Toccafondi: “Ci sono persone che da sole hanno visto un problema e non hanno aspettato lo Stato ma hanno fatto loro. Io sono di Firenze e nella mia città la prima organizzazione no-profit è rappresentata dalle Misericordie, nate prima dello Stato per dare una degna sepoltura ai morti di peste nelle strade. La libertà di educazione ha senso se parte dalla centralità della persona, che si muove e tenta di rispondere ad un bisogno reale”.
In altri termini, in caso di chiusura delle 13.807 scuole paritarie bisognerebbe ricollocare oltre 1.000.000 di studenti, con conseguenti esborsi per la predisposizione di nuovi locali e insegnanti. Allo stesso tempo la libertà sancita dall’articolo 33 della Costituzione fa discutere i critici circa il passaggio normativo del “senza oneri per lo Stato”.
Gli oneri statali per le paritarie, che attualmente si attestano intorno ai 500 milioni di euro annui, con la serrata degli istituti privati potrebbero aumentare esponenzialmente: calcolando la spesa annua dello Stato per gli studenti delle pubbliche (6.800 euro l’uno contro i 490 allo studente della paritaria), l’assegno in uscita dal forziere pubblico ammonterebbe, teoricamente, a 6.3 miliardi di euro.
“Non è una battaglia ideologica”, insiste Toccafondi “e non parliamo di collegi esclusivi, ma di scuole nate per rispondere a un bisogno. Ho visto casi di insegnanti che ci hanno messo la faccia e si sono uniti in cooperative che per non far chiudere scuole in crisi. Se non si scongelano gli 80 milioni del 2013 si rischia di non poter pagare gli insegnanti, se addirittura passasse il taglio del 50% del budget alle paritarie si andrebbe verso il collasso del sistema”.
“Ci vuole una stretta sui diplomifici, bisogna combattere chi si nasconde dietro la paritaria e difendere le scuole vere”
“Pensare ad un aumento delle rette, che mediamente sono di 300-350 euro al mese, in questo periodo significa far chiudere le scuole”. Nel frattempo, scrive Linkiesta.it, la ministra Carrozza ha scritto una lettera al ministero dell’Economia per lo scongelamento degli 80 milioni di euro del 2013, ma il vero scoglio è rappresentato dal taglio del bilancio previsionale 2014. Dove a venir meno non sono 80 ma oltre 250 milioni di euro.
La soluzione, riferiscono dal Ministero, sta nel prevedere il reintegro dei fondi con un provvedimento in sede di discussione parlamentare sulla legge di stabilità, o direttamente da parte del governo.
“Sono preoccupato – spiega Toccafondi a Linkiesta – perché siamo in un momento di forte scontro ideologico e quando arriverà la legge di stabilità in Parlamento potremmo ritrovare una contrapposizione talmente forte da non comprendere cosa c’è in gioco. Lo ripeto. Non vogliamo fare battaglie ideologiche, ma solo spiegare l’importanza di questo sistema formativo per l’Italia…”.

Pasquale Almirante

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