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Il Papa: finanziamenti per le private cattoliche. Berlusconi apre la porta

Si susseguono gli interventi di rilievo a favore dell’equiparazione dell’istruzione privata cattolica con quella pubblica. Negli ultimi giorni è stata la volta dei massimi vertici dello Stato italiano e della Chiesa.
Prima sono arrivate le richieste esplicite di Papa Ratzinger, in occasione del discorso tenuto il 29 maggio dal pontefice all’assemblea dei vescovi italiani, di finanziamenti sistematici alle scuole private cattoliche. Poi sono giunte, il 1 giugno, le rassicurazioni, in direzione analoga, del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: ospite del ricevimento al Quirinale per la festa della Repubblica, il premier ha detto alla rappresentante di un’associazione di famiglie cattoliche, che lo sollecitava sulla parificazione tra scuola pubblica e scuola privata, che “è una cosa da fare“. La signora ha specificato al Presidente di essere portavoce di 20.000 famiglie ed il premier le ha risposto: “lei si troverà a lavorare con i ministri Gelmini e Carfagna, vedrà che persone sono“.
Come noto, soprattutto agli addetti ai lavori, da ormai 60 anni la questione trova diverse interpretazioni in base al tipo di “lettura” dei commi 3 e 4 dell’articolo 33 della Costituzione: “Enti e privati – si legge nella Costituzione – hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali”.
Sinora in Italia le scuole private non hanno mai avuto accesso diretto ai finanziamenti statali. Ora però la situazione potrebbe cambiare. Soprattutto perché è lo stesso pontefice ad avvertire “con particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo”. Gli interventi dei giorni scorsi sembrano voler essere un prologo all’incontro che proprio il Papa e il Presidente del Consiglio italiano avranno in settimana. Il pontefice lo chiederà espressamente: “non sembra giustificarsi l’esclusione di un adeguato sostegno all’impegno delle istituzioni ecclesiastiche nel campo scolastico”, ha detto il Papa di fronte ai vescovi sottolineando quanto il sistema di equiparazione sarebbe stimolante per la competizione degli istituti e quindi l’elevazione della qualità complessiva della scuola.
Anche stavolta non sono mancate le critiche per la posizione della Chiesa: “Ciò che il Vaticano tende ostinatamente a rimuovere – scrive Marco Politi vaticanista della “Repubblica” – è che nei Paesi dove lo Stato finanzia le scuole confessionali non esiste un sistema di finanziamento massiccio e permanente della Chiesa, attraverso l’8 per mille, come in Italia. Con il paradosso per giunta che i finanziamenti aumentano a fronte di un clero che diminuisce”.
Ed è solo l’inizio: quando nei prossimi giorni si entrerà nel vivo della questione, con la presentazione da parte del Papa al premier di argomenti e proposte ancora più esplicite, la polemica toccherà livelli non indifferenti. Soprattutto perché dall’altra parte Berlusconi ha già detto che “è una cosa da fare”.
 
Alessandro Giuliani

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