
Il Partito democratico, in fase, pare di capire, di rilancio politico con l’avvento della segretaria Elly Schlein, riprende un vecchio tema apparentemente scordato, ma sempre attuale, relativo alla progressione di carriera dei docenti, compreso il suo interesse per la scuola, tentando di emulare i tempi in cui la sinistra (quando il Pci di Enrico Berlinguer era il secondo partito d’Italia) riusciva a proporre riforme e proposte sull’istruzione che, oltre a consentire un dibattito colto e lungimirante, metteva sul tavolo del confronto i grandi temi della didattica, dell’insegnamento personalizzato, dell’ordinamento dei licei e dei tecnici, professionali inclusi, del ruolo della futura classe dirigente, rappresentata dagli studenti, e anche dello sviluppo di carriera, visto che l’unica via che i docenti hanno per aumentare la propria posizione economica, sociale e lavorativa consiste solamente nel concorso a dirigente scolastico.
Nell’ultimo documento postato nel suo sito, il Pd parte subito con l’idea di investire sulla scuola che è una carta puntata sul futuro, insieme al suo progetto di scuola, “inclusiva e accogliente, che garantisce a tutte e tutti i diritti, e le opportunità che meritano. A misura di Costituzione”.
Dopo l’appello a fare della istruzione italiana una garanzia “di qualità per tutte e tutti, e non legata alle disponibilità economiche delle singole famiglie”, chiedendo di rafforzare il welfare studentesco, dal contrasto al caro libri alla possibilità di accedere in modo uniforme alla mensa come servizio essenziale, soprattutto per le famiglie in difficoltà”, riferendosi ai docenti, propone: la valorizzazione “delle competenze del personale della scuola, degli insegnanti, del personale tecnico. Dalla qualità del percorso di formazione del docente alle retribuzioni, investendo su rinnovamento professionale, incarichi e sviluppo di carriera. Vogliamo risorse economiche adeguate all’allineamento delle retribuzioni dei docenti alla media europea. Favorire il progressivo accesso al ruolo del personale precario e incrementare l’organico stabile dei docenti di sostegno”.
Tolte le altre legittime richieste che un partito di opposizione ha l’obbligo di lanciare, al netto di poi scordarsene quando raggiunge il potere, ci interessa sottolineare appunto queta rinnovata idea della progressione di carriera dei prof: lo “sviluppo di carriera”.
Che è una riformulazione interessante, considerato appunto che per alcune stagioni se ne è parlato e discusso, e fu quasi per essere approvata dal Parlamento attraverso un accordo fra la sinistra e la destra, sponsorizzata dalla forzista Valentina Aprea (Proposta di Legge 953 del 12 maggio 2008) che prevedeva “Una carriera per i docenti su cinque livelli, che vanno dal contratto di inserimento formativo al lavoro per i neo assunti, al ruolo di vicedirigenza a cui si accede tramite concorso per titoli ed esami, passando per i livelli di docente iniziale, docente ordinario e docente esperto; un nuovo percorso di formazione iniziale e di reclutamento”; e poi “la costituzione di una docenza che si rappresenta con i caratteri della libera professione, albo professionale, organismi tecnici rappresentativi nazionali e regionali che redigono il codice deontologico e istituiscono commissioni disciplinari”.
Tuto questo però senza, scriveva allora la Flc-Cgil, “un investimento finanziario adeguato”.
Considerato appunto che la materia relativa allo “sviluppo della carriera dei prof” è argomento ancora avvertito, sarebbe il caso che il Pd mettesse sul tappeto in maniere compiuta e dettagliata la sua proposta. Anche per capirne la portata e aprire un reale dibattito.