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Il preside non si ritrova più il cellulare e ordina l’apertura degli zaini degli alunni della primaria, il caso in Parlamento: li ha umiliati

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Un dirigente scolastico può imporre a dei bambini di 6-11 anni di aprire i loro zaini per dimostrare che non hanno preso il suo telefono cellulare? A chiederlo, l’11 ottobre, è stato il parlamentare di Forza Italia Francesco Maria Rubano che ha presentato una interrogazione al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: il forzista ha raccontato il caso del dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo ‘A. De Blasio’ di Guardia Sanframondi, in provincia di Benevento, che qualche tempo fa in visita presso la scuola primaria di San Lorenzo Maggiore, non trovando il suo cellulare, ha autorizzato un’ispezione negli zaini dei bambini. L’iniziativa ha prodotto diverse proteste da parte dei genitori degli alunni.

Anche il sindaco del comune del beneventano, Carlo Giuseppe Iannotti, ha condannato il gesto definendolo “un fatto di inaudita gravità” e “quanto di più ignobile possa essere fatto ai danni di bambini”.

Il parlamentare di Fi, scrive l’Ansa, ha rincarato la dose sostenendo, nella sua interrogazione al Ministro, che “il dirigente scolastico, accortosi di non avere con sé il cellulare, ha dubitato della scolaresca sannita ed ha autorizzato che venissero controllati gli zaini dei bambini, in presenza degli stessi, chiedendo che fossero controllati prima quelli dei maschietti – avendo ritenuto di averlo dimenticato nel bagno dei maschi – poi anche delle bambine. Appare evidente – continua il deputato – che tale azione di verifica si è fondata sul sospetto che i bambini avessero trafugato il cellulare mettendo in atto, in tal modo, un comportamento che di fatto li ha fatti sentire umiliati, ha indignato le famiglie e ha lasciato costernata una comunità intera”.

Quell’azione, ha continuato Francesco Maria Rubano “non ha certo rappresentato per le bambine e i bambini un esempio educativo e formativo di qualità e, al contrario, ha rappresentato una modalità astiosa e acrimoniosa di agire”. A questo si aggiunga che il dirigente scolastico “non ha ritenuto di doversi scusare per il disdicevole gesto” e per “aver mortificato la morale ed i principi della comunità tutta”. Da qui la richiesta al ministro di “verificare i fatti” e di conoscere, “se confermati, quali misure anche di natura disciplinare intenda adottare nei confronti del dirigente scolastico”.