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Il saggista Severgnini: “I docenti buoni non sono per forza buoni docenti. Ma i docenti cattivi sono, quasi sempre, cattivi docenti”

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In questi giorni in cui la scuola sembra essere al centro dell’opinione pubblica, tra autonomia differenziata e un’eventuale differenziazione degli stipendi dei docenti, gli episodi di violenza a scuola, primo fra tutti il caso della professoressa colpita da pistola ad aria compressa, e i dati sulle iscrizioni al prossimo anno scolastico, il giornalista Beppe Severgnini ha fatto un’interessante riflessione su questi temi a Il Corriere della Sera.

“Se parlare della scuola portasse all’istruzione le risorse necessarie, saremmo a cavallo. La scuola sbuca dappertutto: dalla cronaca (Rovigo, prof impallinata) alla cronaca giudiziaria (Arezzo, denunciato papà per le scritte contro la docente del figlio bocciato), dalla politica interna (stipendi differenziati tra nord e sud?) agli affari esteri (confronto Sicilia-Finlandia). Ah, il cinema. Nel nuovo Call my agent – Italia (Sky), formidabile cameo di Paolo Sorrentino sugli incontri insegnanti/genitori (la parte dell’uomo irritabile gli viene naturale)”, ha esordito Severgnini.

No alla scuola “boot camp dei Marines”

Quest’ultimo ha cercato di dare una spiegazione alle pochissime iscrizioni al liceo classico registrate quest’anno; a suo avviso a sbagliare sono i docenti, che lo rendono forse poco attrattivo. “Ecco ciò che alcuni docenti del classico non capiscono. Credono che uno studio matto e disperatissimo sia quello di cui un adolescente ha bisogno, unito a una severità al limite del sadismo. Cinque ore di lezione e altrettante di studio a casa sono malsane: dove trova un ragazzo il tempo per vivere?”, ha detto.

“La scuola è impegno, passione, divertimento: se diventa un boot camp dei Marines, retto da un docente-sergente, fa danni. Gli insegnanti buoni non sono, necessariamente, buoni insegnanti. Ma gli insegnanti cattivi sono, quasi sempre, cattivi insegnanti”, ha aggiunto. Secondo il saggista e giornalista bisognerebbe concepire la scuola come un luogo diverso.

“Tanti metodi quanti sono gli alunni”

Ed ecco una battuta a proposito dell’insegnamento personalizzato, tanto lodato anche dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: “Aggiungo: un bravo docente non deve avere un metodo. Deve averne tanti quanti sono gli studenti. Troppo facile portare al successo gli alunni diligenti; il valore di un insegnante si misura sugli altri. È l’incapacità di capire queste cose che ha deluso molte famiglie. Il calo d’iscrizioni al liceo classico, sono convinto, viene anche da qui”, ha concluso.