Home Archivio storico 1998-2013 Estero Il Sax, lo strumento maledetto del jazz, compie 166 anni

Il Sax, lo strumento maledetto del jazz, compie 166 anni

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La sua invenzione per certi versi rivoluzionò anche gli altri strumenti a fiato con la introduzione del bocchino al posto del foro, mentre il nuovo ottone inventato da Sax permise una evoluzione musicale che percorse subito il mondo e fu un successo globale. 
Sax morì in miseri ma il sassofono oggi signoreggia dovunque soprattutto nel jazz ed è regolarmente riconosciuto dalle accademie. 
Tuttavia sembra che i primi a usare il sax fossero le bande militari anche perché gli fu riconosciuta una discreta estensione sonora: sopranino, soprano, tenore, baritono, basso, contrabbasso. 
Adolphe Sax, figlio di liutai e dotato d’esperto orecchio musicale, aveva fiuto per gli affari. Tanto che si fece molti nemici, che in ogni modo cercarono di mettergli i bastoni fra le ruote. Bruciarono la sua bottega, distrussero i suoi strumenti, lo ostracizzarono dalle associazioni. Tanto che tutti si dimenticarono di Sax che morì in miseria.
Lo strumento in ogni caso continuò a suonare, prima alla Scuola di Parigi poi al Conservatorio di Bologna perché lo volle Gioacchino Rossini che lo impiegò nelle sue opere. 
Poiché era rimasto per cinquant’anni uno strumento di secondo piano, a utilizzarlo maggiormente furono i musicisti di colore ai quali erano preclusi gli strumenti solisti. 
Quando si scoprirono le sue grandi potenzialità e la sua capacità di reggere da solo la scena, a quel punto furono proprio i “neri” a imporsi come i migliori sassofonisti. 
L’unione di blues e orchestre di ottoni favorì la nascita di due grandi musicisti come John Coltrane e Charlie Parker.