Home Attualità “Il vaiolo delle scimmie non è il nuovo Covid”, l’OMS rassicura, ma...

“Il vaiolo delle scimmie non è il nuovo Covid”, l’OMS rassicura, ma invita l’Europa all’impegno

CONDIVIDI

Breaking News

April 05, 2025

  • Dialetto siciliano, non solo Mizzica: lingua del popolo da tutelare a scuola, 500mila euro dalla Regione per riscoprire un patrimonio culturale dalle radici antiche 
  • Anno di prova, docente non vaccinata sospesa fa formazione in autonomia ma la scuola “fa ostruzionismo”: la risarcirà 
  • Indicazioni nazionali, Valditara: si parte il 1° settembre 2026 con programmi e libri di testo aggiornati, poi ogni scuola farà il suo curricolo d’istituto 
  • Calo delle nascite, con 1,18 figli per donna nel 2024 fecondità al minimo storico: report ISTAT 

Il vaiolo delle scimmie (Mpox) “non è il nuovo Covid”, ha dichiarato Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’OMS, durante un briefing a Ginevra, secondo quanto riporta AGI. Kluge ha precisato che, nonostante il virus Mpox non rappresenti una minaccia simile al Covid-19, la mancanza di impegno e risorse da parte dei governi europei ha ostacolato la sua eradicazione. Attualmente, l’Europa registra circa 100 nuovi casi di Mpox ogni mese, mentre in Africa una forma mutata del virus, chiamata clade Ib, è responsabile della morte del 10% degli infetti, specialmente tra bambini e donne incinte.

Il clade Ib è un “discendente” del mortale ceppo di clade I, differente dalla versione meno aggressiva (clade II) diffusa in Europa. Kluge ha sottolineato l’importanza di concentrarsi sulla sorveglianza e il controllo del clade II, poiché offre l’opportunità di eliminare definitivamente il virus nel continente europeo. Due anni fa, l’Europa è riuscita a contenere l’Mpox grazie all’impegno delle comunità più colpite, come gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini, e con misure di sanità pubblica non discriminatorie, accompagnate da una campagna vaccinale.

Tuttavia, il mancato completamento delle misure necessarie per eliminare il clade II è attribuibile a un deficit di risorse e volontà politica. Kluge ha ribadito l’urgenza di agire in modo solidale sia con le comunità colpite in Europa che con i Paesi africani, dove la situazione è particolarmente critica. Nel 2022, infatti, l’epidemia di Mpox è stata dichiarata un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale dall’OMS, la stessa definizione utilizzata per il Covid-19 all’inizio della pandemia.

In Africa, i dati più recenti indicano oltre 17.000 casi e 571 decessi causati dal clade Ib nel 2024, con un incremento del 160% rispetto all’anno precedente. La città di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, rappresenta un potenziale punto di ingresso per il virus in Europa, data la presenza di un aeroporto internazionale con collegamenti diretti. Recentemente, anche la Svezia ha segnalato il primo caso della nuova forma mortale del virus, seguito da sospetti casi in Pakistan e nelle Filippine.

Kluge ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza di una risposta globale e coordinata: “Nel 2022, l’Mpox ha dimostrato di potersi diffondere rapidamente. Dobbiamo affrontarlo insieme, in tutte le regioni e continenti. La risposta attuale e futura sarà un test decisivo per l’Europa e per il mondo”.