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Il virus va veloce, il buon senso annaspa. La lezione è pesante, non la scordiamo

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Perché il virus continua a circolare così velocemente nelle società? Dove si é errato e cosa bisogna fare per non incorrere in tentazione? Siamo stati veramente bravi, corretti nel rispettare le nuove regole imposte a causa della dirompente, asfissiante presenza del Covid?

La risposta a questi quesiti non ė da affidare solo alle discipline sanitarie, come erroneamente si fa, ma essenzialmente alle discipline sociali.
La sanità cura i contagiati, definisce protocolli, effettua test per monitorare la circolazione del virus, invita a rispettare le regole che per quanto concerne il Coronavirus vengono individuate nel distanziamento fisico, nel lavarsi spesso le mani, nell’indossare la mascherina che, comunque, come sappiamo non é ritenuto un presidio sanitario.


Se osserviamo attentamente ci renderemo conto come le indicazioni fornite per evitare l’espandersi del covid-19, riguardino soprattutto regole sociali, di cittadinanza, di educazione sanitaria, compreso l’uso della mascherina.
In questi lunghi mesi di pandemia siamo stati e continuiamo ad essere martellati di messaggi video, verbali e non verbali, confezionati allo scopo di accrescere in ciascuno le sensibilità umane e rafforzare la consapevolezza che il pericolo del contagio é altissima, che la curva pandemica cresce in alcune regioni in modo esponenziali e che tutti, nessuno escluso rischia l’aggressione che può manifestarsi in modo diverso a secondo la potenza energetica posseduta dal proprio  complesso sistema immunitario.


Intanto per combattere il nemico non resta al momento che appellarsi alla cittadinanza, alla scienza, alla politica e alla cultura. La prima si esprime incrementando la solidarietà e la sussidiarietà; la ricerca scientifica va, sostenuta sempre e non può essere ricordata nei momenti difficili, chiedendo “adesso e subito” di confezionare il vaccino anti Covid, semplificando i  tempi di sperimentazione. Ma esiste sopratutto la cultura e l’educazione sanitaria che in ogni pandemia può innalzare una barriera per rendere difficile il percorso al nemico.

La cultura generale deve riscoprire  il valore che assume l’educazione sanitaria nell’ambito dei percorsi formativi programmati dalla scuola. L’educazione sanitaria è una di quelle disciplina da valorizzare insieme a quella dell’educazione Civica.

La politica, come arte di governare e risolvere i problemi, ha il dovere di rispondere ai bisogni della collettività potenziando la rete dei servizi sanitari, partendo dalla prevenzione e dalla cura alle persone.
Ma in tutto questo insieme non bisogna dimenticare che alla base di tutto si individua la cultura come metodo per bloccare o quantomeno trattenere il piú possibile la diffusione.

La scuola in primo luogo non dimentichi di sviluppare programmi e attività laboratoriali in cui l’educazione sanitaria, insieme all’educazione Civica, possano rafforzare quel sistema “immunitario di civiltà” che viene prima di quello biologico, fornito dalla natura.

La scuola, la famiglia e la società politica non dimentichino di investire sempre nella ricerca scientifica, nella sanità. E  attraverso i canali delle istituzioni scolastiche sviluppino percorsi formativi dove la prevenzione possa essere veicolata e accomodata nelle coscienze collettive,  come essenza del vivere insieme.
L’educazione sanitaria é un’attività che  dovrà essere esercitata in quanto incrementa la salute del singolo e della comunità frequentata, elimina i fattori di rischio e previene la malattia.

Se tutti portassero nel bagaglio  questi sani principi  si eviterebbero  quantomeno  gli appelli che ogni momento vengono rivolti dagli esperti del settore  di rispettare le regole imposte dal Coronavirus, le quali  non sono di carattere prettamente sanitario ma soprattutto di carattere sociale, di convivenza civile, di educazione e di cultura.
sociali.

La lezione che fornisce a tutti noi la pandemia è dura e dovrebbe essere tenuta sempre  presente nei programmi educativi della scuola, della famiglia e delle comunità locali per non commettere errori e saper meglio difendersi dai nemici occulti che sanno ben nascondere il proprio essere sempre presenti.

Le pandemie si sono sempre verificate nella storia e le lezioni da esse fornite, purtroppo, sono state dimenticate o quantomeno non debitamente  ricordate dalle nuove generazioni che hanno trascurato il valore dell’educazione sanitaria, della prevenzione che sono le prime armi alle quali affidarsi in attesa che la ricerca scientifica faccia il  suo corso, compia i suoi errori prima di fornire certezze. Accettiamone i limiti e per il momento difendiamoci con le armi sociali in nostro possesso.

Francesco Garofalo