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In alcune scuole degli Stati Uniti gli studenti disabili non sarebbero i benvenuti? Ecco cosa succede

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In un articolo di alcuni giorni fa tessevamo gli elogi del nostro sistema scolastico e della nostra politica in materia di istruzione.

Grazie, infatti, alla legge 517 del 1977 che aboliva le classi differenziali disponendo l’inserimento degli studenti con disabilità nelle classi comuni, con il supporto di insegnanti specializzati, l’Italia può essere considerato uno dei Paesi più all’avanguardia in questo campo.

Tuttavia, anche gli Stati Uniti sono dotati di una legislazione di tutto rispetto in materia di inclusione delle persone con disabilità nella scuola, nel mondo del lavoro e, più in generale, in ogni ambito della società: parliamo del Rehabilitation Act, legge federale emanata il 26 settembre del 1973 e fortemente voluta da Stephen John Brademas Jr., politico ed educatore originario dell’Indiana, deputato democratico al Congresso. La sezione 504 di questa legge impone alle scuole di accogliere e non discriminare in alcun modo i ragazzi e le ragazze disabili.

Ma si sa, non è difficile trovare il modo di aggirare le norme di legge, “regola” che vale sotto ogni latitudine. Si legge, infatti, sul New York Times un articolo dal titolo significativo: How Educators Secretly Remove Students With Disabilities From School. E come farebbero gli insegnanti ad allontanare dalla scuola in modo discreto, senza dare troppo nell’occhio, gli studenti diversamente abili? Lo denunciano alcuni genitori di ragazzi con disabilità che con troppa facilità – a loro dire – sarebbero esclusi dalla loro classe per essere relegati in aule speciali o, addirittura, allontanati dalla scuola. Quest’ultima strategia consisterebbe nel contattare la famiglia chiedendo che qualcuno venga a prelevare anticipatamente il figlio che disturba il normale andamento delle lezioni. I genitori intervistati dal New York Times sottolineano che queste chiamate da parte della scuola sono quasi quotidiane e che spesso avvengono nelle prime ore del mattino, dopo appena una o due ore di lezione.

Il fenomeno – continua il quotidiano newyorchese – è confermato dal National Disability Rights Network, un ente no profit che difende i diritti delle persone disabili. Sembrerebbe addirittura che sia più diffuso di quanto non si pensi, visto che le scuole non hanno l’obbligo di registrare queste esclusioni nei loro rapporti ufficiali. Un fatto grave che viola una legge federale e che, soprattutto, colpisce i ragazzi più vulnerabili, stigmatizzandoli a scuola ed emarginandoli socialmente.