Home I lettori ci scrivono In classe si può…

In classe si può…

CONDIVIDI

Vivere il mondo della scuola significa far parte di una piccola società che si compone di alunni, insegnanti e genitori. All’inizio di un percorso di apprendimento, la classe si costituisce in modo naturale, casuale, con tanti nomi da conoscere. Ma dietro ad un elenco c’è molto di più.

Ogni alunno, ogni insegnante ha la propria storia personale, che si intreccia alle storie degli altri. Viene scritta così una nuova storia di classe Ricca di emozioni, avventure, fatti narrati e sentimenti che vanno a connotare una nuova identità sociale. Ogni soggetto coinvolto concorre all’ autonomia, alla libertà e alla valenza positiva del gruppo, tutti hanno così lo stesso obiettivo: star bene insieme.

La classe si può considerare un luogo magico in cui quel che accade assume particolari caratteristiche che non sono trasferibili in altri contesti , ma che servono per vivere altre esperienze di vita. In classe si possono consolidare legami forti che diventano amicizie, in classe si può cantare, si può condividere, si può esprimere liberamente la propria opinione senza sentirsi giudicati perché alunni e insegnanti rispettano ogni spazio fisico e morale.

Laddove non si riesca a costruire un clima sereno di classe, tutti i soggetti dovranno agire ed impegnarsi per rendere i rapporti amichevoli, genuini e coinvolgenti, per andare oltre le distanze sociali e formare cittadini del mondo. Lo scopo del processo di apprendimento è quello di sentirsi inclusi in un contesto che possa preparare alla vita di tutti i giorni. Credo che in ogni classe ci sia energia scolastica, che è l’insieme di momenti, fatti e scambi che generano comunicazione positiva.

La classe può diventare il luogo in cui questa energia si propaga a tutti, alunni , insegnanti e genitori. Se tutti diventassimo davvero complici di un percorso di crescita, la classe potrà diventare un vero e proprio luogo sociale e culturale capace di far emergere il bello di ognuno, senza confini, senza limiti ma solo con infinita energia scolastica contagiosa.

Silvia Ferrari