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Incendio a scuola, ipotesi “bravata” di qualche alunno: due docenti (tra cui una donna incinta) in ospedale

Un incendio si è sviluppato oggi, 7 novembre, in una scuola media del torinese. Ad andare a fuoco, secondo le ricostruzioni, è stato un tabellone in un’aula informatica, come riportano TorinoToday e La Stampa. L’edificio è stato fatto evacuare in via precauzionale.

Le ipotesi al vaglio degli inquirenti

Tre persone sono state lievemente ferite e sono finite in ospedale: uno studente e due docenti (tra cui una donna incinta). Oltre ai vigili del fuoco e ai sanitari del 118, sono intervenuti gli agenti della polizia locale a cui competono le indagini del caso. Appena passato l’allarme, i ragazzi che dovevano ancora seguire le lezioni sono stati fatti rientrare.

Ma cosa è successo? Si ipotizza si tratti di una bravata, di un atto vandalico, da parte di qualche ragazzino. Probabilmente nel cambio d’ora di una classe terza qualche alunno ha incendiato un cestino della carta, le cui fiamme hanno poi intaccato il tabellone informatico.

Resta da vedere se si tratti di un gesto intenzionale rivolto proprio ad alcuni docenti in particolare o solo un atto di ribellione, fatto magari per farsi vedere dai propri compagni.

I rischi vissuti dai docenti in classe

Ecco un commento di un docente in pensione in merito all’educazione dei ragazzi di oggi: “Da un lato la scuola si è trasformata in azienda, dall’altro si è spezzato il patto con la famiglia. I genitori delegano l’educazione dei figli ma vogliono dettare le regole senza fiducia, facendo saltare rispetto dei ruoli e serenità del dialogo. L’aspetto peggiore è il timore dei prof di essere denunciati per qualunque cosa. A sconvolgere sono le lamentele per i compiti e i ragazzi portati in vacanza nel pieno dell’anno scolastico. Ormai fioccano minacce non solo in caso di mancata ammissione ma anche per un’insufficienza. Non andiamo nella stessa direzione per quanto riguarda l’educazione dei ragazzi. Quanto a me, ho sempre dato alle classi l’opportunità di rimediare fino all’estremo ma in tanti lasciano perdere certe materie per poi recuperarle in estate. Un altro nodo? Lo studio non è più sentito come un dovere”.

E, sullo scontro genitori-docenti: “C’è grazie a un’annosa campagna contro gli insegnanti condotta su più fronti. Nessuno di noi può lamentarsi senza sentirsi rimproverare con frasi del tipo ‘Mica lavori in miniera’. Imperversano leggende metropolitane su ferie lunghe tre mesi che non tengono presenti esami di Stato fuori o dentro la nostra sede, riunioni e esami per il recupero dei debiti entro fine agosto. La narrazione è che lavoriamo solo tre ore a mattina mentre c’è ben altro. Il lavoro sommerso, dalla correzione dei compiti alla preparazione dei progetti passando per le varie funzioni come il coordinamento di classe. Senza dimenticare il ricevimento settimanale che più volte all’anno diventa pomeridiano. Il tutto senza straordinari ma in base a compensi forfettari che non tengono presente l’enorme numero di ore svolte”.

Redazione

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