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Inclusione Bes, Dsa e alunni con disabilità a scuola: il ruolo del dirigente tra mediazione e progettazione – Preparazione concorso Ds

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La guida per gli aspiranti dirigenti scolastici della Tecnica della Scuola: cosa bisogna sapere per superare il concorso in attesa del bando? Oggi parliamo dei rapporti tra l’istituzione scolastica e le varie parti coinvolte nell’inclusione dei discenti con disabilità certificata.

Con la Legge quadro 104/92 il legislatore impegna le istituzioni pubbliche, la sanità, la famiglia e tutti coloro che in qualche modo interagiscono con la persona disabile a contribuire al progetto di inclusione. Il D.Lgs 66/2017, come integrato e modificato dal D.lgs 96/2019, ha ripreso questo principio di cooperazione al fine di non disperdere i diversi apporti. I contributi convergono nel PEI che la legge prevede sia sottoscritto da tutti. Anche la legge 170/2010 si occupa dei bisogni educativi speciali (BES) introducendo il Piano Didattico Personalizzato (PDP) per tutti quegli allievi o allieve che si trovano in una condizione di disagio rispetto all’apprendimento.

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Nella governance della scuola inclusiva, il dirigente scolastico è chiamato a coordinare i rapporti con tutti gli attori che intervengono nella vita della persona con disabilità e con BES in generale. Il rapporto più immediato è quello con le famiglie, spesso organizzate in associazioni. Creare un dialogo costruttivo è sempre necessario al fine di superare pregiudizi, stereotipi, convincimenti su cosa si debba intendere per “inclusione”. Nell’esperienza quotidiana molti genitori ritengono che “si faccia inclusione” se il figlio resta in classe, altrimenti si tratta di esclusione. Una considerazione questa che non ha nessun fondamento pedagogico.

Tutte le attività educativo-didattiche vanno condivise nel PEI. Se l’allievo ha bisogno di momenti individualizzati o personalizzati in un ambiente di apprendimento diverso dall’aula tradizionale, se deve interagire con i compagni e le compagne in piccoli gruppi o altro, tutto questo va pianificato, condiviso e verificato. Il dirigente scolastico si trova spesso a svolgere un ruolo di mediazione con le famiglie e deve mantenere un dialogo aperto nel rispetto del ruolo della scuola e della responsabilità educativa dei genitori.

I rapporti con l’ente locale e le varie parti coinvolte

Altro compito del dirigente è quello di rendere proficui i rapporti con l’ente locale in quanto quest’ultimo è chiamato a redigere il “Progetto Individuale”, in raccordo col PEI, nel quale devono essere predisposte le attività extrascolastiche, nonché quelle terapeutiche in raccordo con la sanità. L’Ente Locale deve fornire anche le risorse per sostenere la persona con disabilità per la sua piena affermazione nella società, rimuovendo gli eventuali ostacoli di ordine economico che possano limitarla.

L’ente locale fornisce, per i casi più gravi, la figura dell’educatore per la comunicazione e l’autonomia nonché, se necessario, il trasporto e altre risorse utili rispetto alla piena affermazione dell’allievo.

Anche in questo caso il ruolo del dirigente scolastico è fondamentale in quanto deve favorire la progettualità, la condivisione degli obiettivi e quant’altro necessario sul piano organizzativo per evitare che i diversi interventi siano frazionati e disfunzionali rispetto al progetto di vita per l’allievo.

I rapporti con la sanità, con l’Unità di Valutazione Multidisciplinare, con i medici e i professionisti che operano nei servizi di Neuropsichiatria infantile è certamente indispensabile. Anche in questo caso il dirigente deve realizzare momenti di confronto tra scuola e sanità con incontri tematici che possano affrontare problematiche relative alle diverse categorie di disabilità ed offrire ai docenti l’apporto necessario per operare con maggiore consapevolezza rispetto agli interventi da effettuare.

Certamente il ruolo del dirigente scolastico è impegnativo anche rispetto al tema dell’inclusione in quanto deve da una parte avere padronanza della mole di normativa sui bisogni educativi speciali ma, nello stesso tempo, possedere quelle competenze psico-pedagogiche che gli possano permettere di comprendere le diverse realtà che operano nell’interesse del minore con disabilità, di mediare rispetto alle istanze dei genitori, supportare i docenti, rendere utili i rapporti con il territorio per un’azione efficace rispetto ai bisogni formativi ed esistenziali di coloro che si trovano in una condizione che richiede la massima attenzione e cura educativa.

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