Home Didattica Indicazioni nazionali e dinosauri

Indicazioni nazionali e dinosauri

CONDIVIDI

Riscrivere le Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado? Pare di sì, secondo quanto ha dichiarato il ministro Valditara, per causa dei troppi insegnamenti che deprimono piuttosto che edificare le conoscenze degli alunni, come lo studio “in terza elementare di tutte le specie di dinosauri. Tutto questo a che serve? È tutto inutile se poi non conosciamo le esperienze più importanti del nostro passato che ci hanno dato i grandi valori dell’occidente”. Da qui, secondo il ministro, la necessità di “semplificare non poco, non nel nome del semplicismo, ma nel nome del far prevalere la qualità sulla quantità”.

Una dichiarazione che, come è noto, non è piaciuta a molti, anche perché, fa notare il Cidi, nella classe terza della “scuola elementare”, (definizione di per sé inappropriata, poiché dall’entrata in vigore del decreto legislativo n. 59 del 2004, la denominazione corretta è “scuola primaria”) non si insegnano i dinosauri”.  Infatti, “dall’analisi attenta dei curricoli della scuola primaria, in particolare di scienze e di storia e geografia, dove non c’è traccia dei contenuti citati da ministro”.

Ma allora, da dove prende queste informazioni Valditara? Ma non solo? Argomenta ancora il Cidi, il ministro non sa che “da quando è entrata in vigore l’autonomia scolastica con il DPR n. 275 nel 1999, è previsto che le istituzioni scolastiche godano di piena autonomia didattica, in particolare in riferimento agli articoli 4 e 5, che stabiliscono che le scuole debbano progettare i propri percorsi didattici partendo dal contesto, mettendo al centro i bisogni di apprendimento degli alunni. Con l’autonomia scolastica, il Ministero dell’istruzione non emana più dal centro  e dall’alto programmi che le scuole devono poi obbligatoriamente applicare” e non a caso, viene ancora spiegato,  si chiamano “indicazioni nazionali (o linee guida per gli Istituti tecnici e professionali), proprio perché siano tradotte e applicate nel contesto di apprendimento specifico di ogni realtà formativa”.

E se le attuali “Indicazioni Nazionali per il primo ciclo di istruzione” costituiscono uno dei “documenti didattico-pedagogici e disciplinari più innovativi che la scuola italiana abbia mai prodotto”, invece di lanciare affermazioni non precise, il ministro avrebbe dovuto proporre “un forte investimento per rilanciarle attraverso un piano di aggiornamento rivolto soprattutto ai nuovi docenti e dirigenti recentemente immessi in ruolo”.

Più che una commissione di revisione delle Indicazioni, Valditara, suggerisce il Cidi, avrebbe dovuto consultare insegnanti e dirigenti delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, e poi ascoltare le associazioni professionali dei docenti. 

Solo successivamente, e sulla base di questa ricognizione, la nomina di una commissione “rappresentativa del mondo della ricerca didattica disciplinare”.