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Indicazioni nazionali: stop alla multiculturalità, bisogna valorizzare l’identità nazionale. Al via la revisione

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E’ di queste ore la notizia secondo cui già da un mese e mezzo il ministro Valditara avrebbe firmato il decreto con cui viene istituita una commissione di esperti che dovrà rivedere le Indicazioni nazionali del primo ciclo.
Di più, per il momento, non si sa e quindi è difficile dire con precisione di cosa, nel concreto, si occuperà la commissione.
Si possono però formulare alcune ipotesi basandosi sulla composizione del gruppo di lavoro degli esperti: sono tutti pedagogisti, mentre mancano competenze sulle discipline di insegnamento. Questa scelta fa pensare che la Commissione potrebbe occuparsi principalmente, se non addirittura esclusivamente, della riscrittura della premessa delle Indicazioni stesse.
L’ipotesi è avvalorata anche dalla scelta del Ministro di affidare l’incarico di coordinamento alla professoressa Loredana Perla, docente ordinaria di Didattica e Pedagogia e speciale all’università di Bari.

Pochi mesi fa, Loredana Perla, insieme con il professore Ernesto Galli Della Loggia, ha scritto un libretto che sembra quasi una sorta di “manifesto” programmatico.
Il volume (Insegnare l’Italia. Una proposta per la scuola dell’obbligo), poco più di un centinaio di pagine, contiene un capitolo, scritto propria da Loredana Perla, che si apre con queste parole: “Il tema dell’identità italiana è un tema considerato con diffidenza specialmente per una ragione ideologica oramai radicatasi nei contesti della pedagogia nazionale negli ultimi vent’anni. Infatti, essendo associata storicamente alla costruzione etnica degli stati, l’identità è stata tematizzata quasi prevalentemente come radice del potere e fonte della diffidenza verso tutte le ‘diversità’. Proprio perciò, si dice, non se ne giustificherebbe l’uso in un mondo globalizzato di cui, tra l’altro, la recente pandemia ha messo a nudo l’intima fragilità insieme alla comune appartenenza umana a un destino biologi­co uguale per tutti. Nel quale non ci sarebbe posto, dunque, per alcuna identità realmente separata”.

“Molti autori – aggiunge ancora la pedagogista – hanno messo in guardia contro i rischi delle narrazioni che leghino l’identità a uno specifico territorio, ad un percorso storico specifico. Se ne dovrebbe concludere che la prospettiva democratica e l’integrazione fra i popoli possono affermarsi solo con la rinuncia all’identità, solo facendo prevalere le ragioni dell’individuo umano in quanto tale sulle ragioni delle radici e della storia”.

E subito dopo si arriva al punto che a noi interessa: “La pedagogia italiana ha abbracciato in modo radicale questa tesi, e con il supporto di una burocrazia ministeriale compiacente nell’accettarne la fondatezza l’ha tradotta nel documento delle Indicazioni ministeriali per il curricolo di storia e geografia del 2012 destinate ai primi due cicli del­ la scuola dell’obbligo, aggiornate nel 2018 con un paragrafo dedicato all’educazione alla cittadinanza e alla sostenibilità”.
“Oggi – conclude Loredana Perla – i tempi appaiono maturi per una revisione di tale documento”.

E’ bene ricordare che le Indicazioni del 2012 vennero redatte da una commissione coordinata dall’ispettore Giancarlo Cerini che rivide il precedente testo del 2007, quando il ministro Fioroni affidò il lavoro ad un gruppo di esperti di cui facevano parte Mauro Ceruti e Italo Fiorin.
E, proprio nel 2007, molte suggestioni arrivarono dal pensiero del filosofo francese Edgar Morin molto centrato sulla multiculturalità e sul tema della educazione “planetaria”.

Secondo la professoressa Perla, però, il principio della multiculturalità è perdente anche per ragioni psicopedagogiche, dal momento che il bambino apprende dall’ambiente in cui vive e ha bisogno di oggetti concreti a cui fare riferimento.
“Che senso può avere – scrive la pedagogista – nel primo ciclo di istruzione un insegnamento che non faccia leva su conoscenze vicine e reali?” Appare così poco comprensibile la scelta delle Indicazio­ni ministeriali di indicare per il primo ciclo co­noscenze “riguardanti il periodo compreso dalla comparsa dell’uomo alla tarda antichità”  sfiorando soltanto i “fatti storici” inerenti l’Italia.
Al contrario, secondo Loredana Perla (ma questo è anche il pensiero espresso da Galli Della Loggia in altri capitoli del libro che abbiamo citato in apertura), è soprattutto nella scuola del primo ciclo che è necessario aiutare gli alunni e le alunne a costruire la propria identità.

Si comprendono così le ragioni che spingono Perla e Galli Della Loggia e rimarcare l’importanza dell’insegnamento della storia e della geografia fin dai primi anni di scuola.
Addirittura Galli Della Loggia propone un ben preciso curriculum di storia e geografia per l’intero percorso del primo ciclo: si parte dal primo anno della primaria con il “racconto a mo’ di favola di Iliade, Odissea ed Eneide” per concludere il terzo anno della secondaria di primo grado con le vicende di “Mani pulite” e con l’irrompere della “globalizzazione” nella storia del pianeta.
Nelle prossime settimane la Commissione si insedierà e inizierà a lavorare, vedremo se effettivamente tutti gli esperti si troveranno d’accordo con questa ipotesi di lavoro.