Inizia la scuola, la discriminazione si perpetua

Un anno fa scrivevamo del “solito amaro inizio dell’anno scolastico”. E quest’anno?

Cambiato il governo e il Ministro dell’istruzione; nuove promesse, nuove speranze per le famiglie con figli con disabilità. Infrante con l’inizio dell’anno scolastico.

Ci rendiamo conto che stanno eliminando l’inclusione scolastica??? Ci rendiamo conto che si va verso la riapertura delle scuole speciali???
La memoria purtroppo è corta, ma la storia è li: scritta, disponibile ogni anno per ricordarci dove rischiamo di tornare.

E, come ogni anno, si è iniziato peggio dello scorso:
– mancanza di insegnanti di sostegno;
– caos nelle nomine;
– mancata continuità didattica da un anno con il seguente;
– mancanza di assistenti all’autonomia e alla comunicazione (ASACOM);
– mancanza di assistenti educatori culturali (AEC);
– docenti di sostegno specializzati lasciati indefinitamente nel precariato;
– ore di sostegno e di assistenza tagliate e spesso del tutto insufficienti;
– classi con svariato numero di alunni con disabilità;
– condivisione dell’insegnante di sostegno tra più allievi contemporaneamente;
– docenti di sostegno non specializzati;
– docenti di sostegno specializzati lasciati senza lavorare;
– edifici con barriere fisiche e sensoriali;
– scuole senza consulenza di pedagogisti esperti nella disabilità;
– mancanza di una strategia pedagogica sulla disabilità;
– POF e PTOF che riportano ancora “handicappato”, che sarebbe il minore dei mali se non fossero documenti avulsi dalla realtà;
– Piani Educativi Individualizzati (PEI) privi di un reale programma inclusivo;
– docenti di classe senza preparazione sulla disabilità;
– fondi distolti dalla scuola pubblica verso quella privata;
– eccetera, si potrebbe continuare a lungo.

Peggio dell’anno scorso, perché tutto quanto scritto sopra è peggiorato sensibilmente.  Peggio dell’anno scorso, perché le norme e le sentenze dei vari tribunali costringono al rispetto delle Leggi, ma la scuola, il MIUR, (soprav)vivono nell’illegalità!

Aggiungiamo che la riforma del sostegno scolastico varata l’anno scorso ad opera del Ministro Fedeli con il D.LGS. 66/2017, prevede la vera decapitazione del sostegno scolastico: in quest’anno dovrebbero entrare a regime i Gruppi per l’Inclusione Territoriali (GIT) che decideranno a livello regionale la gestione del sostegno. Se già oggi il giochino degli Uffici Scolastici Regionali è di tagliare del 50% le ore richieste, si prevede l’ulteriore passo verso l’eliminazione del sostegno scolastico. Stessa cosa accade per la presenza degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione e degli assistenti educativo culturali: le risorse previste delle regioni non permettono di avere di norma più di 8/9 ore, quando il monte ore deve per legge essere definito in tutt’altro modo, evidentemente, come espresso dalla Corte Costituzionale, sulla base delle esigenze effettive e non da calcoli economici.

La stessa riforma, assolutamente osteggiata sin dal principio dai Genitori Tosti, ha già cancellato la partecipazione delle famiglie nelle scuole nella collaborazione alla gestione della disabilità, eliminando i GLHI ed escludendoci dai GLI se non per una mera, inutile, formalità.
Inoltre, sono stati eliminati anche i GLIP, i gruppi di lavoro che si tenevano negli Uffici Scolastici Territoriali (provinciali), altro momento cui partecipavano le famiglie.

C’è infine il rischio che anche il GLHO e il PEI  vengano di fatto svuotati della loro prerogativa di programmazione dell’inclusione scolastica, nella definizione delle ore di sostegno.

Se tutto ciò fosse messo in atto, significherebbe raggiungere il disegno (illecito) di eliminazione del sostegno scolastico, derubando le risorse ad oggi disponibili per l’inclusione scolastica. Un disegno discriminatorio che da anni denunciamo, ma che avanza con i governi di ogni verso.

D’altro canto, ripetiamo da anni che il motivo di queste manovre è uno solo: quello economico.
«It’s the economy, stupid!» è stato il mantra di un presidente degli Stati Uniti d’America. Sarebbe meglio che tutti lo ricordassero quale motivo ultimo dei problemi.

Giovanni Barin

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