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Intelligenza artificiale: stravolge il mondo del lavoro e la scuola è attrice principale di questa trasformazione

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Si parla sempre più di Intelligenza artificiale, non solo come traguardo di una importante innovazione tecnologica ma come strumento di innalzamento del benessere generale delle persone.

A ribadire l’importanza delle competenze nello sviluppo delle nuove economie è stato anche il Segretario Generale dell’OCSE Mathias Cormann (fonte Agenda Digitale): il mondo del lavoro “richiede nuove abilità per navigare con successo nell’era digitale e ambientale che stiamo vivendo”.

Per questi motivi è estremamente importante che l’istruzione e quindi il mondo scolastico sia allineato a queste nuove esigenze e che sia in grado di fornire gli strumenti utili agli studenti per interpretare correttamente questo nuovo contesto sociale oltre che tecnologico.

Un nuovo contesto sociale

Quello dell’intelligenza artificiale è un percorso evolutivo in forte crescita, tanto che possiamo definirla l’evoluzione nell’evoluzione, l’innovazione stessa all’interno di un contesto già in piena trasformazione digitale.

Alcuni numeri però sembrano smentire questa percezione. Ad esempio, meno dell’1% delle offerte di lavoro pubblicate online in alcuni paesi Ocse menzionava aspetti di IA.

In Italia, non è da meno rispetto gli altri Paesi l’ascesa dell’intelligenza artificiale.

Ascesa che sta “innescando trasformazioni significative nel mercato del lavoro”. Siamo un Paese all’avanguardia dell’innovazione tecnologica ma è fondamentale la crescita culturale e formativa di queste nuove competenze proprio a partire dalla scuola.

Il delicato e importante ruolo della scuola

Varie ricerche in merito indicano il 2027 come rampa di lancio definitiva per le offerte di lavoro su soluzioni di IA generativa e robotica avanzata. In particolare, si ipotizza una forte stimolo su nove settori, tra cui le telecomunicazioni, le utility pubbliche, la chimica, i servizi di cura e l’educazione, ambiti dove si presume crescerà la domanda occupazionale e saranno richieste figure con professionalità specifiche.

Competenze richieste che variano a livello trasversale, perché è importante comprendere che le trasformazioni digitali come quella che stiamo vivendo la si affronta non solo con i tecnici ingegneri o fisici, ma anche con matematici, psicologi, sociologi, analisti di mercato e specialisti con green skills.

Il forte gap tra domanda ed offerta

Nei prossimi anni si presume possa arrivare addirittura al 45% il gap tra domanda ed offerta. A lanciare l’allarme è stato il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, intervenendo al secondo forum sulla formazione continua promosso da Fondo For.Te. e da 24 Ore Eventi svolto a Sorrento. (fonte Corriere delle comunicazioni).

Il fenomeno del mismatch tra domanda ed offerta non riguarda chiaramente solo l’Italia, ma da noi, va detto, è cresciuto molto rapidamente e riguarda gran parte dei settori economici.

Il problema secondo Tripoli è fortemente connesso con la richiesta di competenze digitali e legate alla green economy: per quasi due profili professionali su tre ricercati dalle imprese è richiesto infatti il possesso di competenze digitali di base, mentre competenze informatiche avanzate sono ricercate per circa la metà delle figure da assumere. “Le competenze collegate alla green economy sono ancora più richieste, quasi al pari delle competenze trasversali, e sono ricercate per circa quattro candidati all’assunzione su cinque”.

Da questi numeri è facilmente intuibile il ruolo fondamentale della scuola, che ha l’arduo compito di ridurre il mismatch ipotizzato.

Gli elementi chiave per la svolta

Quali possono essere due elementi chiave per risolvere il problema?

Da una parte una sempre più forte collaborazione tra università, aziende e istituti di formazione focalizzati su percorsi formativi aggiornati e pratici, che possono in questo modo stimolare innovazione e crescita professionale.

Un altro elemento portante di questo percorso di riduzione del gap tra domanda ed offerta è il ruolo degli ITS academy. Una recente ricerca di Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) ha evidenziato che ad un anno dal diploma (fine del percorso post diploma previsto negli ITS), l’86,5 degli studenti degli ITS trova un’occupazione, mentre in generale oltre il 93% svolge un ruolo coerente con il percorso di studi effettuato. Dati positivi che migliorano di anno in anno.

I dati dell’ultimo monitoraggio sugli Its Academy condotto da Indire confermano l’alta qualità e soprattutto l’efficacia di questo segmento formativo. La flessibilità dell’offerta formativa, la pratica sul campo grazie alle docenze che provengono dal mondo del lavoro confermano che questa è la strada giusta anche se da sola non basta. Va ripensato totalmente l’approccio all’ingresso nel mondo del lavoro soprattutto nelle scuole, rimodulata e ripensata la didattica per consentire da una parte una formazione trasversale di base a tutti, dall’altra la formazione dei tecnici e specializzati del futuro in ambito di IA e contesti digitali a tutto tondo. Il 2027 è ormai alle porte.