Home Alunni Iscrizioni, troppi studenti condizionati dai genitori. Bussetti: perché dimentichiamo le loro attitudini?

Iscrizioni, troppi studenti condizionati dai genitori. Bussetti: perché dimentichiamo le loro attitudini?

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Quando un giovane deve scegliere un corso scolastico, spesso “ci dimentichiamo del termine ‘attitudini’, di che cosa vogliono fare gli studenti. Occorre essere sinceri con sé stessi” e tenere conto dell’aiuto e dei consigli dei propri insegnanti. A dirlo, il 7 gennaio, è stato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, nel corso di un intervento tenuto ad ‘Uno Mattina’ su Rai Uno parlando di orientamento al lavoro.

Il ministro: iniziative pro-studenti

Bussetti ha detto le iscrizioni ai cicli scolastici, che le famiglie potranno realizzare on line a partire da oggi entro la fine di gennaio, sono “un tema importante: una priorità e tante iniziative che stiamo portando avanti le pensiamo in base alle persone, ai nostri studenti”.

Secondo il ministro, il rapporto tra insegnanti e famiglia non è importante solo in questo momento delle iscrizioni, ma “deve accompagnare la vita dello studente sempre, non solo nel momento della scelta della scuola. È importante il confronto perché la visione che i genitori a volte hanno dei propri figli” può essere diversa dalla “prospettiva degli insegnanti”.

Quelle scelte unilaterali che possono creare danni

Le parole di Bussetti sono condivisibili. Rimanendo sul tema di stretta attualità, le iscrizioni al prossimo anno scolastico, troppi giovani nella scelta della scuola secondaria superiore e dei corsi universitari continuano ad essere condizionati dalle scelte dei genitori. I quali spesso non comunicano sufficientemente con la scuola, prendendo decisioni unilaterali, anche frutto di errori personali passati proprio nella scelta delle scuole.

Non di rado, ci sono delle famiglie che vanno anche contro il volere dei figli: portandoli a scegliere corsi di studio non loro adatti (oppure oltre le loro capacità), a cui poi non è sempre facile porre rimedio negli anni a venire.

Ma le scuole fanno abbastanza?

Il punto, però, è anche un altro: la scuola fa abbastanza per evitare questo? I docenti delle classi terminali della secondaria dialogano con i loro studenti, illustrando loro in modo chiaro le caratteristiche e peculiarità dei corsi di studi che potrebbero andare ad intraprendere? Forniscono ai loro allievi tutte le informazioni utili per cogliere le attitudini personali e le predisposizioni, cui ha giustamente fatto riferimento il ministro dell’Istruzione?

Orientamento in entrata e in uscita

Negli istituti scolastici, ricordiamo, tra le funzioni strumentali c’è sempre quella dell’orientamento “in uscita”, che agisce proprio per rispondere a queste esigenze. Si mettono i giovani in contatto con le scuole dei corsi successivi, che a loro volta (attraverso l’orientamento “in entrata”) realizzano open day, ospitando gli studenti e le loro famiglie agli appuntamenti programmati.

Quel che occorre fare è andare oltre la proposta, che a volte rasenta l’autoreferenzialità. Ed avere invece bene chiaro che al centro di tutto c’è lo studente, con le sue attitudini e prospettive di vita. Le quali hanno la priorità su tutto il resto.