Categorie: Politica scolastica

L’alternanza scuola-lavoro non decolla? Si prenda esempio da Bolzano

Arriva da Bolzano la strada per far decollare l’alternanza scuola lavoro nel triennio delle superiori, come previsto dai commi 33 e a seguire della Legge 107/15.

Il 7 dicembre, la sovrintendente scolastica della Provincia di Bolzano, Nicoletta Minnei, e il direttore interprovinciale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli di Bolzano e Trento, Franco Letrari, hanno infatti firmato oggi una convenzione, in base alla quale studenti delle scuole superiori della Provincia, comprese le scuole professionali, svolgeranno tirocini, stage o periodi di alternanza scuola-lavoro nelle sedi dell’Agenzia.

“L’iniziativa – si legge nel comunicato di presentazione dell’accordo – s’inserisce all’interno dei rapporti che il dipartimento Istruzione ha instaurato ormai da alcuni anni con associazioni di categoria e istituzioni, finalizzati a consentire agli studenti di effettuare esperienze significative in termini sia di arricchimento delle competenze, sia di orientamento”.

 

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Ricordiamo che nei giorni scorsi, la maggiora parte dei presidi del Sud, censiti dal Censis, si sono lamentati per il basso numero di aziende presenti sul territorio. E soprattutto disposte ad accettare studenti per lunghi periodi di stage e comunque da formare (400 ore a studente nel triennio finale di tecnici e professionali, 200 per i licei). Al Sud, tuttavia, le istituzioni sono presenti come al Nord: perché, allora, non coinvolgerle attivamente nel piano formativo degli studenti del loro territorio.

La Legge 107, del resto, lo permette. Al comma 40 della riforma approvata a metà luglio, ad esempio, riporta che apposite “convenzioni possono essere stipulate con musei, istituti e luoghi della cultura e delle arti performative, nonché con gli uffici centrali e periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo”.

E siccome il Sud Italia rimane, sino a prova contraria, uno dei siti mondiali col maggior numero di opere artistiche, viene da chiedersi per quale motivo ancora non si sia provveduto a stipulare dei macro-accordi con i responsabili di tali strutture. Diversi istituti potrebbero essere accolti. E fare anche da traino perché pure le altre istituzioni, ad iniziare dagli stessi enti locali, come i comuni e le regioni, possano accogliere e formare, seppure per brevi periodi, le nuove generazioni locali.

 

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Alessandro Giuliani

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