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L’imbroglio nelle prove Invalsi

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Nel rapporto Invalsi presentato ieri le ragioni che avrebbero barato di più sono: Campania, Calabria e Sicilia e per le prove di matematica anche il Molise

Il “cheating” è una misura di quanto le prove vengono svolte scorrettamente all’interno della scuola, in particolare nel corso dell’esame della terza classe della secondaria di primo grado, attraverso un processo di identificazione di tipo statistico complesso, riconosciuto a livello internazionale, “che ci permette, dal confronto dei dati di tutto il Paese, di individuare comportamenti anomali nello svolgimento dei test, soprattutto quando questi si verificano nell’intera classe”, dice Roberto Ricci, dirigente Invalsi, che ha presentato i risultati delle prove.
Le irregolarità individuate, imputabili per lo più agli insegnanti, vanno ridotte drasticamente, conclude Ricci, “per dare agli studenti un esempio educativo positivo e non negativo”.
Tuttavia se ne dovrebbe capire anche il motivo: un modo per “smacchiare” la scuola da presumibili sensi di colpa? Oppure una forma sotterranea di protesta per segnalare che tali prove servono a poco? Oppure uno stratagemma per togliersi al più presto il pensiero e correggere più in fretta possibile senza dare peso a tutto l’apparato organizzativo dello Stato?
Chissà che ne pensano i nostri lettori e se hanno altre spiegazioni o se questo dato dell’imbroglio è così empirico che non vale la pena prenderlo in considerazione?