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L’orario a 24 ore non ha alcun progetto a monte

PRIMA si è confezionata con un colpo di mano, di punto in bianco, senza contestualizzarla in un necessario percorso formativo, questa norma estemporanea che ha portato il carico di lavoro dei docenti da 18 a 24 ore – una norma ideata senza alcuna concertazione con le parti sociali, non comprovata da alcun progetto pedagogico, sprezzante del CCNL tuttora in vigore, volta a svalutare la considerazione della base e la cui sola sinistra motivazione è quella di fare cassa.
POI, a seguito delle incalzanti levate di scudi di esponenti sindacati, intellettuali, pedagogisti, uomini politici di più schieramenti e – soprattutto – dopo il monito lanciato da Bersani, ci si è detti disposti, per voce di Profumo e di Giarda, a rivederla e magari a correggerla, ma non ad eliminarla.
INFINE si è precisato che – affinché si possa garantire una revisione dell’assurda e illecita norma – se ne potrà riparlare ma a patto di lasciare invariati i saldi imposti arbitrariamente dall’alto e dunque di non intaccare le improrogabili esigenze di un bilancio tutto loro.
Delle due l’una: o noi stiamo sprofondando, senza avvedercene, verso un regime o il governo, pur di far quadrare i conti, sta sfiorando l’impazzimento senza ritorno. Ovviamente nessuna delle due ipotesi può essere giustificata. Non è giusto, comunque, che il sistema della conoscenza debba essere trattato come si fa con le merci. Non si ha a che fare con numeri ma con persone. Si pretendono educatori autorevoli per i propri figli e poi li si mortificano nel modo più indegno. Non siamo in uno stato di polizia. La mancanza di rispetto di questo governo ha toccato davvero il fondo.
Non aveva forse detto il ministro Profumo, qualche giorno fa, che questa è materia di contrattazione sindacale? Cosa si cela, allora, dietro l’imbroglio legislativo escogitato nella fattispecie? Fare dei sondaggi per mettere alla prova l’opinione pubblica? Magari sull’onda dell’ingenerosa vulgata che i professori sono degli scioperati? O che devono «impegnarsi» di più senza corrispettivo economico perché lavorano poco? Se questo è il disegno criminoso che si è portato avanti la faccenda appare tanto più grave quanto più infondata.
Come è possibile, ragionevolmente, non accorgersi del disastro sociale di questa norma (visto che si perderebbero almeno 30.000 cattedre), della sua onerosa ricaduta didattica (visto che sarebbe impossibile gestire una situazione del genere e insegnare) e delle sue pesanti conseguenze sul piano esistenziale (visto il sovraccarico di stress psicofisico derivante dal fatto di lavorare di più a parità di salario)? Qualcuno ha scritto che non bisogna sporcarsi le mani solo di inchiostro ma anche di protesta. E non ha tutti i torti.
Intanto è nato il Movimento Cultura e Scuola, che ha inserito provvidamente, tra i punti fermi del suo programma, una postilla in cui viene ribadita «la ferma contrarietà ad ogni proposta di incremento dell’orario di lavoro frontale, oltre le 18 ore, per i docenti della scuola secondaria». Sul web, poi, sta girando una petizione contro l’odiosa norma che, in pochi giorni, ha superato le 24 mila firme. Inoltre è stata costituita, ultima in data, l’Assemblea Nazionale degli Insegnanti Scuola Pubblica ANDISP per contrastarne l’approvazione in Parlamento.
Se davvero il ministro Profumo vuole evitare una rivolta di tutti contro tutti – come gli ha suggerito correttamente Fioroni – è bene che si prenda una pausa di riflessione. Il terreno vischioso in cui si è addentrato non tarderà a rivelarsi fatale.

Redazione

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