Categorie: Politica scolastica

La chiamata diretta ha le ore contate? In molti ci sperano

A poche ore dall’incontro fra Amministrazione scolastica e sindacati per la ripresa della trattativa sul contratto della mobilità, si sono ormai create su FB due opposte tendenze.

Da un lato ci sono coloro che sono assolutamente convinti che, anche a causa della pesante sconfitta del 4 dicembre, il Governo cercherà di ricucire lo strappo con i docenti, accettandoin larga misura le richieste dei sindacati; richieste che vanno dalla possibilità per i docenti di ottenere il trasferimento da scuola a scuola fino alla cancellazione della chiamata diretta.
Dall’altro ci sono però coloro che temono che tutto resterà come prima; in questo caso la motivazione è duplice: molti pensano che – alla resa dei conti – i sindacati non vorranno (o non potranno) scontrarsi più di tanto con una nuova ministra che arriva proprio da una lunga esperienza sindacale; altri ancora pensano che, comunque, sarà difficile sottoscrivere un contratto che preveda deroghe pesanti ed esplicite alle disposizioni della legge 107.
La partita più difficile e complicata potrebbe essere proprio quella che riguarda la chiamata diretta perchè su questo punto la legge sembra piuttosto chiara: si passa dagli ambiti territoriali alla singola sede solo se alla scuola serve effettivamente un docente con quelle precise caratteristiche professionali.

 

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Per la verità quest’anno il meccanismo ha funzionato in modo parziale perchè soprattutto in molte province del nord il numero dei posti da coprire è risultato spesso di gran lunga superiore ai docenti che aspiravano a passare dall’ambito alla scuola. In diversi casi, per esempio, ci si è trovati di fronte a situazioni di questo genere: un centinaio di posti da attribuire e poche decine di insegnanti assegnati all’ambito; il risultato è stato che, di fatto, sono stati i docenti a scegliere la scuola e non viceversa.
Ma è anche del tutto evidente che i sindacati pongono una questione di principio di carattere generale e chiedono che il passaggio dall’ambito alla scuola avvenga sulla base delle graduatorie e non attraverso “accordi” fra insegnanti e dirigenti scolastici.
Non è da escludere che su questo punto anche quest’anno si arrivi ad una soluzione analoga a quella precedente, quando la questione della chiamata diretta venne rinviata ad una successiva sequenza contrattuale che poi non ci fu. 
Ma questa volta la via d’uscita potrebbe funzionare anche perchè la sequenza contrattuale potrebbe essere rinviata fino al mese di giugno e lasciata quindi in eredità al futuro Governo.

Reginaldo Palermo

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