La "crescita zero" è ormai un dato di fatto: secondo le più recenti stime dell’Istat la popolazione italiana è sostanzialmente stabile: nel 2001 vi sono state 544mila nascite e altrettanti decessi.
Se nel complesso il numero degli abitanti è aumentato di 200mila unità, questo è dovuto soltanto ad un saldo migratorio positivo (1 milione e 600mila iscrizioni contro 1 milione e 400mila cancellazioni).
Il tasso di natalità continua ad essere uno dei più bassi d’Europa, 94 nascite ogni 10mila abitanti, con differenze significative fra le regioni del sud (117 in Campania) quelle del nord (72 in Liguria).
Gli esperti dell’Istat sono però ottimisti per il futuro: nonostante il fatto che nel 2001 il numero delle nascite sia sostanzialmente uguale a quello dei decessi, il dato è in leggera controtendenza rispetto al passato, quando le nascite erano addirittura meno delle morti.
Era dal 1993, infatti, che il saldo nascite-decessi continuava ad essere negativo e questa seppur modesta inversione di tendenza fa pensare che nei prossimi anni la situazione potrebbe cambiare.
Difficilmente le aule scolastiche torneranno ad essere stracolme di alunni come negli anni del boom economico e demografico, ma quantomeno dovrebbe cessare il fenomeno del calo costante di popolazione scolastica al quale abbiamo assistito nell’ultimo decennio.
Certo è che cambierà decisamente la composizione delle classi, soprattutto nelle scuole dell’infanzia e nelle elementari: il saldo migratorio positivo ha come conseguenza un maggior numero di alunni stranieri e non bisogna trascurare il fatto che fra i 500mila bambini che nascono mediamente ogni anno, almeno 25mila sono figli di famiglie straniere di recente immigrazione.
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