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La DaD non finirà più, ci sarà pure dopo il Covid. Bianchi: sì, ma non come oggi. E le aziende vogliono formare i prof

La didattica a distanza non finirà più, anche se dopo il Covid prenderà delle sembianze diverse da quelle degli ultimi 14 mesi ed in particolare del periodo del lockdown: a farlo intendere è stato il ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi.

Il ministro: non sarà più come l’anno scorso

Durante un’intervista a Sky Tg 24, concessa domenica 2 maggio, il titolare del Mi ha detto che nella scuola del futuro la didattica a distanza sarà presente, ma non sarà “quella che abbiamo visto l’anno scorso”.

Il passaggio dalla DaD alla didattica digitale integrata, del resto, già c’è stato: l’insegnamento da ‘remoto’ è stato legittimato anche a livello contrattuale ed ogni istituto ha plasmato la sua offerta digitale interattiva sulla base delle esigenze del Ptof e delle strutture tecnologiche in dotazione.

Tra le priorità per il futuro, ha spiegato Bianchi, vi sarà di sicuro “la capacità da parte di tutti di usare tutti gli strumenti, altrimenti sarà un altro modo di discriminazione”.

Bianchi: serve più senso critico

Proprio per evitare che si possa allungare il gap di apprendimenti, secondo il ministro dell’Istruzione è necessario trasmettere “il senso critico nell’uso degli strumenti, anche degli strumenti che usiamo oggi. E gli strumenti vanno usati, perché ci permettono di allargare la nostra visione”.

Il riferimento del ministro dell’Istruzione è chiaramente rivolto all’utilizzo poco ragionato in particolare delle tecnologie telematiche, che portano sempre più giovani (e non solo) ad esporsi a pericoli continui, oltre che ad una fruizione priva di vantaggi in chiave di crescita e formazione personale.

Leonardo chiede al ministero di collaborare

Nel corso della giornata, sempre il ministro Patrizio Bianchi aveva partecipato all’evento digitale “Dialoghi matematici”, durante il quale Leonardo – azienda dell’aerospazio, difesa e sicurezza – ha annunciato la volontà di contribuire “a spiegare ai professori la digitalizzazione, che in Italia rappresenta ancora un’importante barriera alla conoscenza”.

Leonardo si è detta quindi pronta a collaborare con il ministero dell’Istruzione “per consentire agli insegnanti di aggiornarsi sulle competenze richieste dalle aziende”.

Iarlori: serve più sensibilità matematica

“Da noi ci sono tante competenze Stem e potremmo aiutare molto a formare i professori”, ha sottolineato Simonetta Iarlori, chief people organisation and trasformation officer di Leonardo. “Dobbiamo allargare la capacità e la sensibilità matematica non solo dei ragazzi, ma prima di tutto degli insegnanti”.

“Come Leonardo – ha detto Iarlori – ci impegniamo a proporre una migliore spiegazione delle competenze di cui abbiamo bisogno, che sono trasversali”.

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Alessandro Giuliani

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