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“La mia voce per Assange”: proporre la campagna internazionale e la libertà di informazione nell’ambito dell’educazione civica

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Sono finalmente molte le persone che in queste ultime settimane hanno partecipato in diversi Paesi a manifestazioni per la libertà del giornalista d’inchiesta australiano, alcune delle quali, tra cui personalità del mondo della cultura, dell’informazione e dello spettacolo, hanno anche aderito alla campagna internazionale ‘La mia voce per Assange’ promossa da un comitato che ha accolto l’appello lanciato da Adolfo Pérez Esquivel, a cui anni fa è stato conferito il Premio Nobel per la pace, per affermare nel contempo – come recita lo slogan – che “la trasparenza è condizione irrinunciabile della democrazia”.

Manifestazioni internazionali di sostegno ad Assange, che se estradato negli Usa rischia 175 anni di carcere, e mobilitazione nella giornata del 15 ottobre scorso

Manifestazioni come ad esempio quella di fronte al Parlamento londinese e poi la ‘mobilitazione internazionale’ del 15 ottobre scorso.

Come leggiamo in un articolo riportato su “Avvenire.it” chiedere la liberazione del giornalista Julian Assange, “assurdamente detenuto per aver avuto il coraggio di denunciare crimini di guerra e gravissime violazioni dei diritti umani”, commessi durante le guerre in Afghanistan e in Iraq, corrisponde, oltre che a sostenere la causa di un giornalista d’inchiesta fiaccato ed ammalato dopo anni di detenzione in una prigione di massima sicurezza inglese (in attesa di una estradizione negli Usa dove rischia 175 anni di carcere! “Mentre i crimini e i criminali sono impuniti e assolti”, come si legge in un appello dell’agenzia di stampa internazionale Pressenza riportato anche in un recente articolo de lindipendente.online), anche ad una richiesta forte, scandita con voce stentorea, “di  libertà e indipendenza per l’informazione”, obiettivo della già citata iniziativa internazionale ‘La mia voce per Assange’.

“La mia voce per Assange”, iniziativa presentata presso la Federazione nazionale stampa italiana per affermare che la trasparenza è condizione irrinunciabile della democrazia

Un’iniziativa presentata nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), il 20 ottobre scorso, per affermare – come recita lo slogan – che “la trasparenza è condizione irrinunciabile della democrazia“.

E il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, sottolinea “la delusione crescente che arriva dalle democrazie anglosassoni”, per “i segnali ambigui e preoccupanti che stanno mandando“.

Il giornalista e scrittore Gianni Barbacetto ricorda che “Assange non è una spia, ma un giornalista, perché svela non i segreti delle nazioni, ma i loro crimini”. Quelle che gli attivisti di WikiLeaks hanno reso note sono informazioni che Assange ha ricevuto (e non “trafugate”), riuscendo a documentare crimini di guerra commessi da forze armate statunitensi durante i conflitti in Afghanistan e Iraq (come risulta pure dal video proposto lo scorso anno anche dalla trasmissione “Presa diretta” del collega Riccardo Iacona, sulla quale ci siamo soffermati in un precedente articolo da noi pubblicato mesi fa su questa testata).

Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, sottolinea “l’amarezza per l’assenza di larga parte del sistema informativo italiano su una vicenda che invece interessa alla gente”.

Sinora la stampa (anche italiana, e per il giornalista, già inviato di guerra, Alberto Negri, “la nostra stampa dovrebbe vergognarsi, perché la complicità e il silenzio uccidono il giornalismo“) non ha largamente brillato (tranne eccezioni) per fare conoscere il reale contesto delle vicende giudiziarie del giornalista investigativo australiano, anche a protezione di coloro che pubblicano informazioni, seppure ritenute “riservate” (ma qui si parla di crimini di guerra e violazione dei diritti umani), nell’interesse dell’opinione pubblica e a tutela futura del giornalismo d’inchiesta.

Auspicabile che nelle scuole superiori si possa dare spazio al tema della libertà di stampa e della censura all’informazione, anche con particolare riferimento alla vicenda di Julian Assange

Rispetto a molti organi di informazione si è mosso prima persino il mondo della scuola (in un articolo di diversi mesi fa abbiano riportato che in alcune aule scolastiche, attraverso iniziative di confronto e di dibattito, si è dato spazio a un tema di grande attualità ed importanza: la libertà del giornalismo d’inchiesta e la censura all’informazione, con particolare riferimento alla vicenda del giornalista Julian Assange.

E allora perché non decidere da parte di diversi (si spera molti) istituti scolastici di istruzione secondaria di II grado di inserire, magari nell’ambito dei percorsi di Educazione civica o attraverso specifici progetti, il tema della libertà di stampa, dell’informazione realmente indipendente (anche in alternativa alla “omologazione” di quella “mainstream”) e quello della censura all’informazione?

Sinora solo una esigua parte della stampa ha sostenuto in modo adeguato il cofondatore di WikiLeaks e la difesa del giornalismo d’inchiesta

Facendo magari anche riferimento proprio alla campagna “La mia voce per Assange”, che in Italia è sostenuta pure dalla Federazione nazionale della Stampa italiana e sarà seguita da Avvenire, il Manifesto e il Fatto Quotidiano. Certo, sarebbe bello se anche le testate nazionali più diffuse, come la Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa, dessero il formale sostegno a questa iniziativa e il dovuto spazio a questa “lotta di libertà” che coinvolge il giornalista d’inchiesta Julian Assange ma riguarda più in generale il preoccupante fenomeno della censura al diritto/dovere di informare (ma evidentemente… hanno “ben altro a cui pensare” e non la ritengono una priorità).

Tra gli eventi formativi proposti on line dalla ‘Tecnica’ rivolti agli studenti, nell’ambito delle “ore trasversali” di educazioni civica, è prevista anche una diretta che riguarda la Giornata mondiale della libertà di stampa

Peraltro, a proposito di “educazione civica”, ricordiamo che meritoriamente La Tecnica della Scuola propone alcune dirette: l’iniziativa (senza scopi di lucro, il link per iscrivere la classe a uno o a più appuntamenti si trova all’interno di un articolo riguardante la diretta del 9 novembre), che si colloca nell’ambito delle “ore trasversali” di Educazioni civica ed è rivolta alle classi terze di scuola secondaria di primo grado e a tutte le classi di scuola secondaria di secondo grado, si fonda su una serie di eventi formativi on line (legati all’Educazione civica e alla Costituzione), della durata di 2 o 3 ore ciascuno, rivolti agli studenti, eventi che saranno preceduti o seguiti da sessioni di lavoro in classe da parte degli alunni.

E proprio una di queste dirette (secondo quanto leggiamo nella locandina) tratterà il tema della Giornata mondiale della libertà di stampa (fissata per il 3 maggio), con focus sull’articolo 21 della Costituzione. Ma probabilmente Assange apprezzerebbe anche la diretta di mercoledì 9 novembre che riguarda in modo più articolato la Giornata della libertà (con focus sugli articoli della Costituzione da 13 a 28), …visto che dopo tanta ingiusta detenzione anelerebbe alla libertà!

La persecuzione giudiziaria di Assange, che ha svelato crimini di guerra e gravissime violazioni dei diritti umani in Afghanistan e Iraq, dura da una dozzina di anni e il suo stato di salute preoccupa anche importanti esponenti dell’Onu

Sullo stato di salute di Assange era già intervenuto qualche tempo fa anche il ‘Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura’, che ha sostenuto che “la sua prolungata reclusione in una prigione di massima sicurezza non è né necessaria né proporzionata e manca di qualsiasi base giuridica” e come il giornalista australiano sia stato inoltre “sistematicamente calunniato per distogliere l’attenzione dai crimini che aveva esposto”, danneggiandone l’immagine personale. Cosicché l’esponente dell’Onu ha lanciando una petizione a favore della scarcerazione del giornalista.

E come abbiamo scritto anche in un altro articolo, dove si tracciano punti salienti di questa vicenda giornalistica e giudiziaria, ‘Amnesty International’, che ha espresso gravi preoccupazioni anche per il serio deterioramento della salute di Julian Assange e che prosegue nella raccolta di firme a favore della sua liberazione, ha precisato tra l’altro che “pubblicare informazioni che sono di interesse pubblico è una pietra angolare della libertà di stampa e del diritto dell’opinione pubblica a conoscere le malefatte dei governi. È un’attività protetta dal diritto internazionale che non dovrebbe mai essere criminalizzata”.

Ma intanto il giornalista australiano “marcisce” ingiustamente in carcere, complessivamente privato della libertà (all’inizio della vicenda agli arresti domiciliari, ora in carcere dopo essere stato costretto a non potere uscire dall’ambasciata ecuadoriana che lo aveva accolto a Londra per evitargli appunto la carcerazione) da circa una dozzina di anni, solo per avere… svelato crimini di guerra e gravissime violazioni dei diritti umani (in un periodo in cui se ne parla tanto e non può essere fatto a senso unico)!

Se verrà rigettata la concessione del ricorso presentato, la speranza sarà affidata a una decisione della Corte europea dei diritti umani presso il Consiglio d’Europa. E’ importante che la mobilitazione internazionale prosegua

In attesa che l’Alta corte britannica si esprima sulla concessione del ricorso in appello presentato dai legali di Assange (in caso contrario si potrà adire un ricorso presso la Corte Europea dei Diritti Umani – come ben spiegato anche in un articolo di “MicroMega” – a cui aderiscono gli Stati membri del Consiglio d’Europa, che non va confuso con la Ue), forse c’è proprio ora uno spiraglio per evitare l’estradizione del giornalista che rischia 175 anni di carcere (!) e magari per legittimare la richiesta di una sua liberazione, ma è fondamentale che la mobilitazione internazionale prosegua con un impegno costante e massiccio, anche attraverso iniziative come ‘La mia voce per Assange’.

Fra qualche giorno approfondiremo l’argomento dell’impegno anche di artisti, di donne e uomini del mondo della cultura e dello spettacolo, nonché di un ex magistrato, proponendo così pure stralci di alcune interviste realizzate e pubblicate su “ilfattoquotidiano.it” da Stefania Maurizi, giornalista investigativa ed autrice del libro “Il potere segreto” che si è sempre molto impegnata nel sostenere il cofondatore di WikiLeaks.

In altro precedente articolo abbiamo scritto: l’Occidente, in una fase storica in cui giustamente si sottolineano situazioni di pesanti censure alla libertà di stampa e di informazione, non può tollerare o peggio nascondere le manovre per cancellare crimini di guerra e diritti fondamentali laddove ciò è perpetrato da “questa parte” del mondo.