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La “prima volta” sempre… prima? Colpa dei media

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I falsi modelli e stili di comportamento trasmessi dai mass-media inducono gli adolescenti ad abbassare sempre più l’età media del primo rapporto sessuale. L’opera mediatica offerta da giornali, tv, mondo della musica e del cinema induce, infatti, i ragazzi a credere che i loro coetanei “lo hanno già fatto” annullando i valori formativi provenienti dai capisaldi tradizionali della socializzazione quali famiglia, scuola e religione. Il dato proviene da un università della Nord Carolina, negli Stati Uniti, secondo cui “i teenager esposti al sesso attraverso cinema, musica e giornali, avranno rapporti sessuali più facilmente”.
I ricercatori hanno monitorato per 24 mesi l’esposizione di 1.017 adolescenti tra i 12 e i 14 anni a ben 264 differenti media “ad alto contenuto di materiale sessuale”: lo studio si è concentrato su ragazzi ‘bianchi’ (poiché tra gli adolescenti di colore i rapporti sessuali tra giovani sono già una realtà ampiamente diffusa e precoce) monitorando una realtà giovanile non molto diversa da quella del vecchio continente.
A distanza di due anni gli stessi ragazzi, accanto ad altri “neutri”, sono stati intervistati per verificare le loro abitudini, tra cui ovviamente quelle sessuali: ebbene, gli adolescenti sottoposti in precedenza all’alto numero di messaggi con contenuti sessuali avevano 2,2 volte di probabilità in può di avere rapporti con i loro coetanei.
Secondo Jane Brown, tra i ricercatori che hanno condotto lo studio, più che la scuola lo stato emulativo sarebbe da ricondurre alla “difficoltà dei genitori a parlare di sesso ai propri figli. Mancando una vera e propria educazione sessuale in famiglia si lascia un vuoto di comunicazione facilmente colmato dai media, che però forniscono una visione distorta della sessualità: tutta allegria e senza alcun cenno a eventuali pericoli per la salute”.
I risultati della fruizione permanente a messaggi diretti e indiretti che inducono al sesso sono evidenti in tutta la cultura consumistica occidentale, la cui avanguardia è sempre più rappresentata dagli stili di comportamento assunti negli Usa: “Innanzitutto – spiega la ricercatrice che ha anche curato il rapporto conclusivo – negli Stati Uniti le percentuali di gravidanze tra adolescenti sono è dalle tre alle dieci volte più alte rispetto agli altri Paesi occidentali. E le conseguenze sono importanti anche per via dell’alto numero di malattie sessuali trasmesse”.